Aloisius atman poēsis – Il grande musicista Franz Liszt ispirato da San Francesco d’Assisi

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„Francesco“ e „Franz“, due personaggi nati in epoche diverse e in luoghi diversi. Assisi da una parte, e dall’altra Raiding, nel Burgenland, regione dell’Austria. Accomunati, invece, non solo dal nome, ma anche dalla „virtus“. Franz Liszt (1811-1886), eccellente virtuoso del pianoforte e padre del concertismo moderno. Il poverello di Assisi (1181/1182-1226) ha saputo vivere virtuosamente (e radicalmente senza compromesso alcuno) la povertà evangelica. La vita mondana di Liszt andava di pari passo con i suoi trionfali successi da pianista. Anche Giovanni di Pietro di Bernardone (questo il vero nome del francescano), secoli prima, con la sua umiltà vissuta, era tra coloro, che avrebbero indotto un uomo di grande notorietà come Liszt ad un ripiegamento in sé stesso. È l’età della maturità. Il gigante musicista ungherese scrive nel 1862 il „Cantico del Sole“. La maturità di un grande artista coincide con l’autunno della sua esistenza.

„Altissimu, onnipotente, bon Signore“, questo l’incipit del grandioso inno al creato, una delle prime testimonianze della letteratura italiana. Non certo sorprendente la somiglianza con il Salmo 104 e con l’altro famoso inno ad Aton (il Dio Sole) del faraone egizio Amenhotep IV (detto anche Echnaton) del XIV sec. a. Chr.

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Francesco muore nel mese di ottobre, Franz vi nasce in questo mese. Il mese di ottobre è un po’ il mese del declino, un declino apparente però. Siamo nel vivo della stagione autunnale, il tempo della piena maturità della specie umana, in essa si rivelano l’imponente maestà e i colori in tutta la loro esplosività. È la stagione nella quale si esprime in pieno creatività e fantasia. Anche il creato „crea“ la propria „creatività“. „Altissimu, onnipotente, bon Signore“. La scelta del linguaggio rivela tutta l’ingenuità di un’anima gioiosa. La sofferenza nel corpo di uno che ha voluto privarsi di ogni comodità terrena non sminuisce il desiderio di esprimere con vibrante atteggiamento ogni lode verso l’artefice di tutto questo. È l’umiltà dei giganti. L’uomo, il sole, la luna, gli animali etc. È il passaggio da una visione antropocentrica ad una cosmocentrica. È fede in simbiosi con il cosmo.

Ed è l’autunno anche di Franz Liszt. È il momento di una vita fortemente interiorizzata. Ora si è rivelato l’uomo che in realtà non era mai stato. Le composizioni della tarda età sono volte all’essenziale. Ed ecco il „cantico del sole“, espressione di artista e di una nobile anima, ma anche un omaggio al suo omonimo Francesco.

Franz e Francesco, due esistenze apparentemente lontane tra loro, ma unite nella lode dell’assoluto. È un ritorno nella comune casa della povertà. Da una parte la povertà (non solo materiale) e umiltà della buona novella, dall’altra la parsimonia e modestia nell’utilizzare mezzi artistici e musicali volti esclusivamente nell’esprimere l’essenza della musica, una caratteristica che riunisce tutti i grandi geni dell’arte, e della musica in particolare, nelle loro ultime opere, l’Autunno quindi…..

Luigi Manta

 

 

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