“L’amore per l’amore non è destinato a morire”. Marilù Ardillo racconta nel modo più profondo, chiaro e delicato l’impegno del padre Giuseppe nella lotta alla fibrosi cistica

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera scritta da Marilù Ardillo e dedicata al padre Giuseppe, storico Presidente della Lega Italiana Fibrosi Cistica Puglia, scomparso lo scorso 17 agosto.

Il tuo è sempre stato un impegno: mettere la tua forza al servizio di chi non ce l’ha, sapendoti riconoscere nelle fragilità altrui. Una forza e una fragilità che trovavano nutrimento nello stesso nucleo interno, profondo e destinato a restare segreto, irraggiungibile forse anche a te stesso, da cui aveva origine tutto, dentro ferite che ti muovevano e ti impedivano come un fatto di natura di stare fermo, di accontentarti. Sei stato padre di molti. In molti abbiamo imparato dal tuo sguardo sul mondo. 

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Sei riuscito ad insegnarmi pure mentre andavi spegnendoti, pure senza accorgertene. Mi hai insegnato che le cose e le persone che abbiamo amato profondamente e autenticamente resistono, rimangono e sopravvivono in qualche fondo della nostra anima, a dispetto della malattia, a dispetto della perdita della memoria e della parola, sfidando il buio e la fine. Mi hai mostrato che l’amore per l’amore non è destinato a morire.

Forse è questo l’unico modo per non finire mai: continuare a vivere dentro la bellezza che gli altri sono capaci di generare anche grazie a te.

Gran parte di quello che ho imparato a fare e ad essere, lo devo a te. La musica, la scrittura, la fotografia, il canto, il coraggio, quella forza instancabile di chi non riesce mai a smettere di credere. Ogni richiamo alla creatività, all’invenzione, alla meraviglia, arrivano da te. La capacità di cadere infinite volte e non perdere la voglia e la forza di rialzarsi. E reinventarsi. Sei stato la mia quercia.

Grazie per tutte le volte in cui negli ultimi 20 anni è toccato a me il letto d’ospedale e voltando lo sguardo ti ho sempre trovato accanto. In ogni città d’Italia. Hai fatto in modo che non dovessi mai avere paura, e persino adesso, che sono terrorizzata all’idea di averti perso, sento una forza interiore inspiegabile. Ed è quella che tu mi hai mostrato.   

Sento di ringraziarti anche a nome di tutti i pazienti FC che in questi anni, in qualità di Presidente della LIFC Puglia, ti sei impegnato ad ascoltare e sostenere, facendo il possibile e spesso anche l’impossibile perché non mancassero loro i farmaci, perché fossero garantiti i loro diritti: perché lottando per loro hai continuato sempre a lottare anche per me. 

Ti commuovevi quando mi raccontavi le loro storie. Ed io nel mio cuore sorridevo e ti sussurravo Grazie. Per loro, per me, per la vita. 

Non dobbiamo preoccuparci che la vita sia lunga, ma che sia piena: poiché una vita lunga dipende solo dal destino, ma dipende dalla volontà se la vita è piena. E, se è piena, la vita è anche lunga.

Si ha pienezza di vita quando l’anima ha ripreso possesso del bene che le spetta e non dipende più che da se stessa. […] Facciamo in modo che la nostra vita, come ogni oggetto prezioso, valga più per il suo peso che per il suo volume. Misuriamola non secondo la sua durata, ma secondo le opere che realizziamo.

Onoriamo, perciò, e annoveriamo fra le persone felici colui che ha saputo fare buon uso di quel po’ di tempo che gli è toccato. Egli non è stato uno dei tanti: ha vissuto da forte.

Seneca, Lettere a Lucilio, lettera 93

Ciao babbo.

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