di Patrizia Faiello
Oggi il nostro spazio riservato alle interviste esclusive è dedicato al giovane regista barese Enrico Acciani che seppur giovanissimo è uno dei pochi registi a poter vantare già due candidature ad uno degli eventi collaterali del famoso festival francese lo Short Film Corner di Cannes.
Infatti due sono i corti presentati nella suddetta categoria: il cortometraggio “Blasè”, che parla dell’alienazione umana nella metropoli, così come la concezione dell’uomo blasé formulata nell’opera di Simmel The Metropolis and Mental Life, nel 1903 e “La Figlia di Mazinga” che racconta la storia di Franco Mazinga, squattrinato padre di Christine, che sfrutta la figlia come modella in alcuni set fotografici.
Ringrazio Enrico Acciani per averci voluto regalare, attraverso questa intervista, anche qualche anticipazione sulla realizzazione del suo nuovo progetto cinematografico che porta il titolo “Miodesopsie”
Dove saranno effettuate le riprese del film?
Gireremo a Bari, Monopoli e Polignano a Mare. Capoluogo e provincia. Il film è stato scritto interamente a Monopoli, motivo per cui è giusto rispettare la mia immaginazione e sperare di ricreare quello che ho in mente, girando lì.
Puoi svelarci qualche anteprima su qualche scena che ritieni possa essere più rappresentativa?
Ci sono due scene cardine su cui poggeranno novanta minuti di film. Spero di essere in grado di renderle pure e genuine così come le ho pensate e non sbagliarle. Svelarle implicherebbe dover entrare troppo nel dettaglio. Posso dire che saranno due piani sequenza abbastanza lunghi.
Non solo cinema ma anche musica. Hai realizzato infatti colonne sonore e composto anche diversi brani. Un abbinamento perfetto?
Che follia, eh? Due lati della stessa medaglia. Da una parte c’è Enrico dall’altra Al Verde. Un nome ironico ma neanche tanto. Essere al verde è uno stato generale generazionale, e non parlo d’economia, sia chiaro. Siamo al verde per tante cose. Ho iniziato a suonare – male – da quand’ero piccolino più strumenti. Negli ultimi anni ho recuperato tutti i rudimenti necessari per realizzare le colonne sonore dei miei lavori. Ho scritto l’album, che si chiamerà Cocomero, in modo viscerale, di pancia, con rabbia.
Come è nata l’idea di realizzare un progetto discografico?
Ho pensato all’album da tempo, poi ho scritto i brani in due mesi quest’anno e la cosa divertente è che rispecchiano quello che avevo in mente. Andremo già a dicembre in produzione.
Cosa hai voluto metterci dentro?
Sarà un pop cantautorale, con delle venature divergenti per genere ma un suono coerente. Fare un concept album di questi tempi è una follia. Ma credo più nella mia idea di musica che nel mercato.
Come vivi la musica e come il cinema?
La musica è più diretta, il cinema passa attraverso mille vie più strette e tortuose
Oltre il regista Enrico Acciani nel privato cosa ama fare?
Sento di essere invecchiato perché prima il mio tempo libero consisteva in ciò che adesso faccio per lavoro. Nell’ultimo periodo mi sono circondato di belle persone, con cui condividere la noia. Questa frase suona un po’ pessimista e forse a tratti snob ma garantisco che rende l’idea.
Quale suggerimento daresti oggi ad un giovane regista come te?
Premetto che io sono il primo a cercarne ancora e non mi sento per nulla arrivato. Credo che iniziare subito a girare un lungometraggio, come sto per fare io, investendo tutto sia una buona risposta. Come dicevo prima, le occasioni di questi tempi vanno create. Non ho mai pensato di poltrire per anni e, una volta decisomi a far qualcosa dopo anni di narcolessia sul divano, alzarmi e dire “ok, iniziamo”. Appena uscito dal liceo ho iniziato a girare e, in questi 5 anni, ho accumulato esperienze di vario tipo, ho sbagliato, ho fatto cose buone e altre indifferenti. Ma ho girato tanto. Ho grande rispetto per il cinema, lo venero. Miodesopsie è un film semplice da girare quanto complesso da pensare e a cui far da spettatore. Speriamo di riparlarne fra un po’ per poterlo commentare.
Oltre al talento secondo te per un giovane regista ripaga andare incontro ai propri sogni con coraggio e determinazione?
Io vivo di incoscienza e determinazione. Il problema è proprio la determinazione, ripensandoci. Quando ho un’idea in testa mi maledico perché so che la realizzerò sicuramente e penso già al dispendio di energie, forza, tempo e altri esauribili a cui vado incontro. Ma poi penso che sarò ripagato dalla soddisfazione. Perché poi se faccio qualcosa devo farla bene, altrimenti vuol dire che ho confuso degli stimoli sterili per grandi idee e me ne accorgo per tempo.