Siete voi il professor Einstein?
Forse. L’atto della misurazione influenza a tal punto ciò che si intende misurare, che risulta impossibile liberarsi dall’incertezza… Lei mi conosce e mi quantifica per degli accadimenti, vincolati a un luogo e un periodo storico diversi da quello in cui siamo adesso. Per un uomo nelle mie condizioni allora, è fondamentale cosa e come pensa e non ciò che ha fatto e ha sofferto. Essere Einstein, o se stessi, significa esserlo senza limiti quadridimensionali, altrimenti creeremmo una fittizia simultaneità tra ciò che è stato e ciò che è ora. Se il sistema di riferimento cambia, con esso muta anche il periodo temporale.
Vuol dire che il luogo dove ci troviamo adesso è pari a una realtà parallela e contemporanea alla nostra?
Non esattamente. Per esser qui bisogna esserci sempre stati; la divisione tra passato, presente e futuro ha il solo valore di un’ostinata illusione. Secondo lei, alla fine dell’Universo non ci sarà nulla e noi non possiamo far niente per evitare il niente? Pensi a come ci resterebbero male tutti i ricchi! Per questo, mi chiedo ancora, tutte le opere d’arte e i grandi uomini che abbiamo incontrato finora che sarebbero mai nati a fare? Solo per prendere in giro l’umanità? Mi rifiuto di pensarlo.
Se ho ben capito, lei è Einstein solo se si comporta come tale e la natura delle cose ha congelato gli eventi?
Rudimentale, ma a suo modo corretto. Lei è intelligente ragazzo, ma ha un difetto: non lascia che nessuno le dica niente, però anche questo è nella natura immutabile delle cose, la sua natura. Le è chiaro il perché è qui adesso?
Non del tutto. Pura fatalità?
No. La conoscenza è la base empirica per definire tramite l’intuizione i fondamenti della Natura. Rischioso e articolato processo, ma l’unico efficace. Per lei l’Universo è, quindi, una retta finita o infinita?
Per certo…
Ah! La certezza non deve esistere se si rivedono i concetti di tempo e spazio per avvicinarsi all’Universo. Si deve invece, far divenire una rigida e lineare retta, in una dolce e armoniosa circonferenza, infinita per sua natura euclidea, e per questo, una volta percorsa nella sua interezza e ritornati – al fine – allo stesso punto di partenza, rivelatrice della natura curvilinea dell’Universo.
Come?! E poi?
E poi, si ricomincia e tutto resta come prima. Il mondo è e non diviene: non cambia niente, il mondo è statico e le leggi che lo determinano ne evidenziano l’invariabilità. Ancora molto giovane acquisii viva consapevolezza della futilità delle ansie e delle speranze che affliggono senza tregua maggior parte degli uomini durante la loro vita, e da quel momento in poi, ho cercato di capir come cavalcare un raggio di luce, non per comprendere l’entità dell’Universo ma volendone essere parte attiva. Quello che le abbiamo detto in questi incontri ha una validità non confutabile, ma sarà di difficile applicazione nel continuo spazio-tempo una volta conclusa questa nostra conversazione. La sua bravura dovrà consistere nel proseguire le nostre direttive nel suo periodo, adattandole ai luoghi più consoni al loro sviluppo, senza dimenticare che determinate ambizioni o mete, non si raggiungono solo che in sella al predetto «raggio di luce». La lascio regalandole un altro consiglio: una nuova teoria è necessaria quando ci si scontra con fenomeni che le teorie esistenti non sono in grado di spiegare, e consiste nella ricerca della semplicità e dell’unificazione delle premesse della teoria nel suo insieme. Usi l’immaginazione e capirà che le dico. Buona Fortuna e a presto.
Christian Imbriani