Intervista Esclusiva al cantautore bolognese BONAVERI in occasione dell’uscita del suo nuovo disco “RELOADED”

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Il disco, prodotto da Maurizio Biancani per Fonoprint, è una rivisitazione di alcuni classici dell’artista in 14 anni di musica


Da dove nasce l’ispirazione per i tuoi testi? A cosa ti ispiri?

Mi piace concentrarmi sulle piccole cose e trarre l’ispirazione dal vissuto, che sia mio o trasmesso dal racconto dell’altro non fa differenza, l’importante è che all’origine ci sia la nostra ordinarietà. Scrivo di getto, con una melodia che viaggia in testa oppure in semplici versi quando non ho ancora il presagio di una qualche evocazione sonora. Poi rileggo, correggo e decanto a voce alta, interpretando il tutto come una poesia. Se il linguaggio resta alto e si sostiene anche senza musica so che probabilmente quella creatura potrà diventare canzone.

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Quando hai capito che “Reloaded” sarebbe stato il titolo giusto per il tuo nuovo disco uscito qualche giorno fa?

RELOADED rappresenta la pausa del cammino, quella in cui reinterpreti le esperienze vissute, le riordini e ti rendi finalmente conto che hanno costituito l’essenza del tuo peregrinare. Così le canzoni di RELOADED sono il punto su quello che dicevo, la riaffermazione di ciò che voglio dire e il preludio di quelle che dirò, facendo un mestiere che ha così tanto bisogno di quelle parole. Un disco di brani rivisitati, reinterpretati che sono un punto di arrivo di 14 anni di musica e un trampolino per proseguire questo unico, lungo concept che è dire ciò che penso mentre vivo la mia esistenza.

Riproporre dei brani già noti implica una grande responsabilità. Hai dovuto fare i conti con questo peso?

È stato abbastanza complicato. In primis perché tutti i miei album sono dei concept e tutti insieme formano un concept ancora più ampio che si sviluppa disco dopo disco. Siamo stati comunque piacevolmente sorpresi per il fatto che nonostante l’eterogeneità del lavoro c’è una coerenza che dimostra tutto sommato la qualità della produzione di questi 14 anni. L’altra difficoltà di scelta è stata causata dal fatto che davvero avremmo voluto inserire ulteriori canzoni ma lo spazio del disco non lo consentiva.

Se ce ne fosse l’occasione, quale artista affermato vorresti interpretasse una tua canzone?

James Taylor. Per la luce che sprigiona il suo sguardo.

Secondo te la musica può ancora avere il potere di cambiare qualcosa? Quale ruolo possiamo attribuire oggi a questa arte?

La musica e l’arte in genere non spianano la via, ma possono suggerire direzioni da prendere. Resta il fatto inconfutabile, però, che proprio la musica e l’arte in genere siano oramai ostaggio dei mercanti d’arte (vedi il mainstream). Ogni tanto mi trovo a dire che siamo dei telecomandati col telecomando in mano. Credo che ci sia per fortuna ancora oggi una certa tipologia d’artista che, fedele al mestiere artigiano, rappresenta un baluardo all’appiattimento sugli stereotipi del mercato. Che ruolo dare alla musica oggi? Vorrei fosse di evocazione emotiva, credo le si sia riservata la stanza di servizio, quella del semplice “entertainment”.

Quanto credi siano importanti i social e il web per la musica in generale?

Relativamente poco. Non utile per la musica di qualità: troppa pressione generalista e indiscriminata e appannaggio di chi può investire cifre esorbitanti in like per promuovere i propri artisti, che poi spesso nessuno segue veramente.

Hai presentato “Reloaded” dal vivo?
Certamente! Il 15 febbraio al Teatro FANIN di San Giovanni in Persiceto, poi il 21 febbraio a Milano, al Teatro Leonardo. Adesso saranno i promoter a decidere dove e quando darci lo spazio per esibirci. Non vedo l’ora.

Dt

 

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