Intervista a Francesca Callipari storico e critico d’arte

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In occasione dell’apertura della mostra “The Power Of The Art”, a cura della Dott.ssa Francesca Callipari, storico e critico d’arte, presso la Casa Museo Crocetti di Roma, sabato 22 marzo u.s., Noi di Ditutto eravamo presenti  ed abbiamo avuto il piacere di realizzare per voi questa intervista esclusiva con la Dott.ssa Callipari.

Dopo il grande riscontro della prima edizione, presso lo spazio Tolomeo a Milano, grande successo di critica e di pubblico all’apertura di questa seconda edizione. La rassegna ha visto l’esposizione delle opere inedite di oltre 30 artisti italiani e internazionali provenienti da ogni parte del mondo. Buona lettura!

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Innanzitutto benvenuta tra le nostre pagine Dott.ssa Callipari. Il museo Crocetti ha aperto le porte alla sua “The Power of the Art II”, un progetto curatoriale internazionale, che ha visto la partecipazione di oltre 30 artisti provenienti da diverse parti d’Europa. Come nasce l’idea?

Salve e grazie a te Patrizia per l’invito. L’idea di “The Power of Art” nasce da lontano: il progetto iniziale è nato durante il periodo del covid,  un periodo in cui molti artisti,  soprattutto quelli emergenti,  hanno risentito molto del blocco degli eventi e non avendo molte occasioni per far conoscere la loro arte molti di loro hanno iniziato a vivere con difficoltà la propria passione, chiedendosi spesso se avesse ancora senso proseguire l’attività artistica, se interessasse ancora a qualcuno ricercare emozioni,  concetti e riflessioni in un’opera d’arte. Nel 2023 presentammo così la prima edizione a Milano e fu un gran successo e oggi, dopo aver ottenuto l’approvazione del progetto dal comitato scientifico del museo, siamo riusciti finalmente a portare questo evento a Roma in questa meravigliosa location.

Qual è il filo conduttore di questa mostra allestita nella casa Museo Crocetti?

Il filo conduttore è rappresentato dalle emozioni e da quel dialogo silenzioso che crediamo si instauri tra ogni opera e l’osservatore. È come se l’oggetto artistico assumesse significato veramente quando chi lo osserva acquisisce intellettualmente o emotivamente il suo valore, entrando, dunque, in connessione con esso, dando vita quasi ad una sorta di esperienza di co-costruzione dell’opera stessa, che non nasce più soltanto dal profondo del suo autore ma si integra  delle emozioni che l’osservatore riversa su quell’opera.

Quali sono stati i parametri attraverso cui ha selezionato gli artisti di questo ciclo espositivo?

Ogni opera che seleziono, al di là della qualità tecnica e della capacità complessiva dell’artista che l’ha realizzata, deve riuscire a smuovermi qualcosa dentro. Deve avere una sua unicità ma allo stesso tempo riuscire a dialogare con  le altre opere in esposizione,  potendo così creare un legame…Un’armonia di forme e colori che, pur esprimendo in questo caso la voce di ben 34 artisti, ciascuno con il proprio stile e le proprie tematiche, riesce a fondersi in modo tale da dare l’idea di un percorso che si sviluppa in maniera coesa e interconnessa.

Qual è il messaggio principale che vuole trasmettere ai visitatori della mostra?

Il messaggio principale che vogliamo trasmettere al pubblico è  proprio  quello  di ritrovare quel contatto con l’Arte intimo e profondo che ha bisogno di un’osservazione non superficiale,  non semplicemente estetica ma soprattutto emozionale.

Cosa ne pensa del panorama italiano dell’arte contemporanea?

Il panorama contemporaneo si presenta come un insieme complesso e diversificato, e forse proprio per questo ho scelto di concentrarmi in particolar modo sugli artisti emergenti. Oggi, infatti, affermarsi nel settore artistico rappresenta una vera sfida. Il mondo dell’arte è spesso saturo, e non sempre il talento da solo è sufficiente per fare carriera o conquistare l’apprezzamento del pubblico.

Cosa consiglierebbe ai giovani interessati ad intraprendere la sua strada?

Anche il ruolo del curatore di mostre, come quello dell’artista, non è una scelta facile e richiede una preparazione approfondita. Negli ultimi anni, infatti, molte persone hanno cercato di ridurre il lavoro del curatore a un semplice compito di allestimento delle opere o selezione delle opere, sottovalutando l’importanza di questo ruolo. Ma dietro al nostro lavoro c’è molto di più. Siamo i registi dell’evento, i motivatori degli artisti durante i momenti di crisi che possono precedere l’esposizione, e spesso anche i loro manager. Svolgiamo molteplici funzioni in un unico ruolo. Proprio per questo, da circa un anno, come docente  dedico dei corsi di formazione per giovani curatori presso il Museo Mas D’Arte e Scienza di Milano, con l’obiettivo di aiutare le nuove generazioni a comprendere meglio  come muoversi  in questo  ambito e intraprendere il percorso professionale che li attende.

Dopo “The Power of The Art” quali saranno i suoi prossimi progetti? Può anticiparci qualcosa?

Torneremo sicuramente a Roma con un’altra collettiva nel mese di giugno presso Medina Art Gallery e poi avremo diversi eventi a Milano. Per ulteriori informazioni vi invito a seguire il mio sito web sempre aggiornato a riguardo francescacallipariartcurator.it

Patrizia Faiello

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