L’Overtourism: un Appello alla Sostenibilità del Turismo in Italia

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di Fernando Nazaro

L’Italia, culla di storia, arte e paesaggi mozzafiato, è da sempre una meta privilegiata per i viaggiatori di ogni parte del mondo. Tuttavia, il nostro inestimabile patrimonio, tanto amato quanto invidiato, sta pagando un prezzo troppo alto a causa di un fenomeno che minaccia la sua bellezza e la sua fragilità: l’overtourism. Il sovraffollamento turistico, concentrato in pochi luoghi simbolo, sta erodendo la sostenibilità dei nostri beni culturali e naturali, intaccando al contempo la qualità della vita delle comunità locali. I numeri parlano chiaro: oltre il 70% dei turisti stranieri si concentra nell’1% del territorio italiano, con città come Venezia, Firenze e Roma che, seppur rappresentando la nostra ricchezza culturale, soffrono sotto il peso di un’affluenza insostenibile. Tuttavia, il problema non è solo una questione di numeri. Quando i flussi turistici non sono gestiti con criterio, non solo rischiano di danneggiare irreparabilmente i tesori che custodiamo, ma alimentano anche la crescente “turismofobia”: una reazione negativa da parte delle popolazioni locali, stanche di un turismo invasivo e, talvolta, poco rispettoso.

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Tuttavia, ridurre il problema all’overtourism è riduttivo. Piuttosto che parlare di “overtourism”, sarebbe più appropriato riferirsi a un “turismo sbilanciato”, dove non è il turismo in sé a rappresentare la minaccia, ma la sua gestione disorganizzata. L’esplosione degli affitti brevi, spesso non regolamentati, ha peggiorato la situazione, facendo lievitare i costi abitativi e creando un divario crescente tra residenti e turisti, con il conseguente malcontento delle comunità locali. In sostanza, non è il turismo a essere problematico, ma come lo gestiamo.

Ripensare il nostro modello di turismo è quindi un’urgenza, un atto di responsabilità. Serve una visione che non si limiti a controllare i flussi, ma che miri a una distribuzione più equa dei benefici che il turismo porta con sé, preservando nel contempo l’integrità dei luoghi e migliorando la qualità della vita degli abitanti. L’obiettivo non deve essere quello di limitare l’afflusso turistico, bensì di ripensare l’intero sistema, trasformando il turismo in un’esperienza più sostenibile, rispettosa delle identità locali e della comunità.

In questo, possiamo guardare agli esempi virtuosi di altre città del mondo. Amsterdam, ad esempio, ha adottato misure incisive per combattere il sovraffollamento. Dal 2023, la città ha vietato l’attracco delle navi da crociera nel centro storico, riducendo l’impatto ambientale e la congestione delle vie principali. Inoltre, Amsterdam ha limitato la costruzione di nuovi hotel e ha lanciato campagne di sensibilizzazione rivolte ai turisti, invitandoli a comportamenti più rispettosi, come evitare feste di addio al celibato e pub crawl. Questo intervento ha ridotto il turismo notturno, migliorando la qualità della vita dei residenti e dimostrando che una gestione consapevole del turismo può riportare l’equilibrio senza sacrificare l’essenza stessa della destinazione.

Anche la Thailandia ha intrapreso una strada simile. Le isole Phi Phi, mete da sogno per milioni di turisti, sono state temporaneamente chiuse per permettere alla natura di rigenerarsi. Le autorità thailandesi hanno introdotto un sistema di permessi per limitare il numero di visitatori, creando un equilibrio tra accessibilità e conservazione. Questo approccio, che integra turismo e sostenibilità ambientale, potrebbe essere un modello utile per le nostre destinazioni più vulnerabili.

Guardando all’Italia, è fondamentale che la nostra risposta all’overtourism sia sfaccettata e sensibile alle peculiarità di ogni singolo territorio. Ogni città, ogni regione ha una propria identità e un ritmo unico. Le strategie di gestione devono essere personalizzate, bilanciando l’afflusso turistico con le esigenze delle comunità locali. La chiave per il cambiamento risiede nella creazione di un sistema che non solo soddisfi le necessità economiche legate al turismo, ma che protegga anche la nostra cultura, la nostra natura e le nostre tradizioni.

In questo processo, le soluzioni concrete non mancano. La creazione di fondi destinati alla manutenzione e conservazione dei beni culturali, l’introduzione di sistemi di prenotazione obbligatori per i luoghi più affollati, il potenziamento delle infrastrutture ecocompatibili, e l’incentivazione di un turismo esperienziale che porti i visitatori a scoprire angoli meno conosciuti del nostro paese sono solo alcune delle misure che possono fare la differenza. Soprattutto, dobbiamo investire nella formazione delle nuove generazioni di turisti e operatori, affinché comprendano l’importanza di un turismo responsabile, che rispetti l’ambiente e le comunità locali.

Il futuro del turismo italiano deve abbracciare un modello che sia in sintonia con l’ambiente e le persone. Un turismo che non si limiti a “gestire” i flussi, ma che ripensi la loro distribuzione, creando esperienze che vadano oltre i luoghi più battuti, promuovendo destinazioni meno conosciute e incentivando la destagionalizzazione. La chiave è diversificare l’offerta, valorizzare i piccoli borghi, investire in infrastrutture intelligenti e sostenibili, affinché il turismo non diventi un privilegio per pochi, ma un’opportunità condivisa da tutti.

Immaginate ora il mare di Gallipoli, dove l’acqua cristallina accarezza dolcemente le coste, dove il profumo del sale si mescola a quello delle erbe selvatiche che crescono tra le rocce. Un mare che non è solo una distesa infinita di azzurro, ma un luogo che racconta storie di pescatori, di vecchie barche a remi, di generazioni che si sono susseguite vivendo in armonia con il territorio. Se non impariamo a rispettare questi luoghi, a gestirli con la delicatezza che meritano, rischiamo di vederli svanire, come sabbia tra le dita. Ogni onda che batte sulla riva ci ricorda che, se non saremo capaci di custodire la bellezza che ci è stata data, la perderemo per sempre.

Il nostro patrimonio non è solo un dono, ma una responsabilità. E come il mare di Gallipoli, che ogni anno accoglie milioni di visitatori ma rimane impassibile, il nostro paese ha bisogno di essere trattato con amore, di essere vissuto in modo che la sua bellezza non si esaurisca mai. Solo allora il turismo italiano sarà una fiamma che brilla per tutti, senza consumarsi, senza distruggere, ma rinnovandosi di continuo, come la luce del tramonto che riflette sul mare, sempre diversa, sempre incantevole, sempre pronta a sorprendere chi sa guardarla con il cuore aperto.

Se sapremo proteggere il nostro passato, rispettare il nostro presente e immaginare un futuro più equilibrato, l’Italia non sarà solo una destinazione da visitare, ma un luogo da sentire, da custodire, da trasmettere, generazione dopo generazione. Un paese che sa come accogliere, senza perdere se stesso, dove ogni turista che arriverà non sarà un semplice viaggiatore, ma parte di una storia che si rinnova, giorno dopo giorno.

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