Aloisius atman poēsis. Reminiscenze di una matinée musicale artistica

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Suonare da solista al pianoforte alla presenza di un pubblico può apparire come una sfida molto ardua, ma si tratta di una sensazione irreale e innaturale. Innaturale perché in realtà sorge la benevola quiete di un rapporto immediato che ogni individuo, proprio per natura, dovrebbe avere con l’arte della musica nel momento, non solo dell’ascolto, ma anche all’atto di interpretare un capolavoro musicale.

Mi riferisco in particolare alla prima serie dei 12 preludi per pianoforte del compositore Claude Debussy (1862 – 1918) composti agli albori del secolo XX.Ecco che si fa viva nella mia mente l’arte di un altro grande Claude. E come non pensare al pittore Monet (1840 – 1926)? Quelle di Monet sono creazioni semplici nella concezione, ma monumentali nel sapersi “imprimere“ nel nostro subconscio.

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No, non è paradossale pensare la musica attraverso immagini o visioni che scaturiscono spontaneamente dal mondo delle arti figurative a contatto con la percezione sonora. Musica e pittura sono sorelle, un meraviglioso invito ad abbandonarsi alle apparizioni quasi inconsapevoli, visibili solo con gli occhi dell’anima. Ed ecco interrompersi come per magia anche il flusso del tempo con successiva miracolosa staticità e sospensione dello scorrimento cronologico. La creazione artistica di Debussy può anche questo.

Suono Debussy, mi sento libero. Vivere il senso della libertà è per un artista la condizione ideale per donare le ali alla propria fantasia e creatività.

Anticonformista e perfezionista, Debussy incarna la figura del vero artista, elegante quanto raffinato. È l’inventore di un linguaggio originale e inconfondibile come a suo tempo lo è stato quello di un altro grande genio della musica quale Claudio Monteverdi (1567 – 1643; ancora un Claudio!). Quella di Debussy non è una originalità forzata o artificiosa, ma una capacità espressiva ed evocativa che nasce spontaneamente dall’ispirazione di chi era l’incarnazione della musica stessa  e il cui linguaggio musicale nessuna teoria musicale potrà mai codificare.

Ecco un titolo abbstanza suggestivo di uno suoi dei preludi tratto dal primo volume: „Les sons et les parfums tournent dans l’air du soir…..“, titolo che fa riferimento al grande poeta (niente Claudio questa volta) Charles Baudelaire (1821 – 1867). Non si può negare all’arte poetica di essere anch’essa sorella della musica e della pittura o scultura. Può una tale opera pianistica sprigionare dei profumi? È sufficiente ascoltarla e si è inevitabilmente tentati dal desiderio di cogliere questi suoni inebrianti anche con il respiro…..è l’apoteosi di tutti i sensi riunificati!

Luigi Manta

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