Intervista allo scrittore marchigiano Giulio Natali

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Ricerco una coerenza stilistica e prediligo investigare
negli abissi dei comportamenti umani

Tra le interviste esclusive di Ditutto abbiamo il piacere di ospitare Giulio Natali, autore esordiente ma con un bel curriculum. Giulio, 48 anni di Corridonia (Mc) è direttore delle risorse umane di aziende multinazionali. Ha pubblicato due raccolte di racconti che sono state apprezzate in diversi concorsi letterari e un romanzo tuttora inedito con il quale è stato finalista al premio Calvino nel 2022. Buona lettura!

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Giulio cosa ti ha spinto alla scrittura di “Sotto il diluvio”?

Innanzitutto grazie Patrizia per questo spazio. L’idea del libro nasce dall’interesse di esplorare il rapporto che le persone – individualmente e collettivamente – hanno nei confronti del potere. Ho cercato di analizzare questa relazione da tutti i punti di visti, partendo da chi il potere lo detiene fino al punto da fondersi con esso e arrivando alla gente comune, che critica i politici aspettandosi comunque un tornaconto individuale.  Sotto il diluvio è anzitutto questo, ma esplora anche la dimensione privata dei quattro personaggi principali.

“Sotto il diluvio” è ambientato in una fantomatica città. Ci parli di questo tuo romanzo?

E’ vero, Colle Filippo non esiste su nessuna cartina geografica della mia regione d’origine, le Marche, ma nel nome ho voluto rifarmi a Corridonia, dove sono nato, il cui nome deriva dal suo cittadino più illustre, il patriota Corridoni che di nome fa appunto Filippo. A Colle Filippo muore Oreste De Ritis, importante politico a livello nazionale per trent’anni sindaco del paese. Sotto il diluvio racconta la sua vita, le ambizioni di tre candidati che vogliono succedergli e i comportamenti degli elettori, cioè di tutti noi.

La scrittura è sicuramente frutto di un’inclinazione naturale, ma anche di un duro lavoro… qual è il tuo pensiero?

Come in tutti gli ambiti della vita, talento e motivazione devono andare a braccetto. Credo che anche il talento di base con l’esercizio si affini e che alla fine il genio e sregolatezza finisca per essere solo sregolatezza senza allenamento e un po’ di autodisciplina. Credo pure che, a differenza di altre arti (la musica, la pittura, la scultura, la danza) il talento letterario non sia poi così raro. Basta guardare le riviste letterarie, piene di racconti pregevoli. Ma senza la costanza non ci si sviluppa. Il paradosso apparente è che la costanza migliora anche la creatività, che, a differenza di quello che molti pensano, non è l’illuminazione improvvisa ma un’attitudine della mente che si può allenare.

Il prossimo romanzo che ambientazione avrà?

Ci sono diversi progetti già nel cassetto. Anche se ricerco una coerenza stilistica e prediligo investigare negli abissi dei comportamenti umani, non amo ripetere ambientazione già affrontate. Sicuramente ci saranno personaggi alle prese con i loro problemi che si pongono dentro le storture della società in cui vivono. Quello che mi interessa è avere una voce riconoscibile al di là delle peculiarità della trama di un romanzo.

Patrizia Faiello

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