TORNABUONI ARTE Milano | GIANNI DOVA Vita reale e magia cromatica | 3 ottobre – 16 novembre 2024

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“La pittura non è stata un fine per dire altre cose, ma un mezzo, per capire la vita e la realtà o anche il magico e l’irreale che fa nido nelle cose.” Gianni Dova

 Tornabuoni Arte è lieta di annunciare la mostra antologica dedicata a Gianni Dova. Vita reale e magia cromatica, realizzata in collaborazione con l’Archivio Dova, che si terrà nella sede di Milano, in via Fatebenefratelli, 34/36, dal 3 ottobre al 16 novembre 2024.

L’esposizione ripercorre l’intera carriera dell’artista, uno dei protagonisti della scena dell’arte italiana della seconda metà del Novecento, sottolineando l’importante contributo di Gianni Dova ai maggiori movimenti artistici del dopoguerra. Come ha sottolineato Enrico Crispolti, intervenendo sulla figura dell’artista, “la vicenda immaginativa di Dova esprime complessivamente, quale tratto caratteristico della sua personalità di pittore, una profonda fiducia nelle possibilità suggestive della costruzione d’immagine, che riesce sempre a proporsi dotata di un’intensità magica.” E continua “…le proposizioni doviane sembrano maggiormente prese da una volontà di traslazione fantastica, di stupore magico dell’immagine, forse persino infine da una loro sostanziale solarità. Ed è forse questo il dono più tipico della sua pittura.” L’intensità magica, lo stupore fantastico sono alcuni dei tratti che emergono in questa mostra che raccoglie oltre venti opere, scelte tra le più significative, comprese tra gli anni Cinquanta – a partire da un lavoro come Anabasi 2, del 1954, legato alla Pittura Nucleare – e gli anni Ottanta, caratterizzati dalla corrente del Naturalismo Fantastico. Un focus è riservato ai dipinti di fine anni ’50 e degli anni ‘60 e ’70, più interessati al Neo-surrealismo Metamorfico. Ne ricordiamo alcuni, come: Scultura all’aria aperta e In mezzo a un ramo, entrambi del 1965, insieme a Riposo su un ramo di melo, di poco successivo, del 1973 e infine la grande tela Fuoco di stoppie autunnali, del 1987.

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Per l’occasione sarà pubblicato un catalogo con un testo inedito dello storico dell’arte e critico, Luigi Cavadini, insieme a uno scritto di Enrico Crispolti, tratto dal Catalogo generale dell’artista, da lui curato, e pubblicato nel 2021 da Allemandi.

GIANNI DOVA

Vita reale e magia cromatica

3 ottobre – 16 novembre 2024

Milano | Via Fatebenefratelli, 34/36

Inaugurazione: giovedì 3 ottobre 2024, ore 18.00

 

Gianni Dova (1925 -1991) nato a Roma, si trasferisce a Milano con la famiglia, dove frequenta l’Accademia di Brera, allievo di Carrà e Funi. Con alcuni dei suoi compagni, in particolare con Roberto Crippa, instaura un rapporto di collaborazione e profonda amicizia.

Partecipa attivamente al dibattito culturale dei primi anni del dopoguerra, firmando nel 1946, insieme a Crippa, Morlotti, Tassinari e Testori, il Manifesto del realismo (Oltre Guernica). La pittura di Dova, in questo periodo, è di stampo neocubista, in linea con la tendenza dominante nei giovani artisti da poco usciti dall’Accademia che vedevano nel Picasso di Guernica un modello da seguire.

La sua ricerca attrae l’attenzione di collezionisti e galleristi, tanto che firma un contratto con Antonio Boschi, importante mecenate dei giovani artisti milanesi, e con Carlo Cardazzo, anima delle Gallerie del Naviglio a Milano e del Cavallino a Venezia.

Nel 1947, fonda, con Brindisi e Kodra, il Gruppo di Linea, che segna una prima rottura con il neocubismo, nei suoi dipinti iniziano a comparire animali fantastici che risentono di un rinnovato clima surrealista.

Successivamente, si avvicina al Movimento Spaziale di Lucio Fontana e sottoscrive il Secondo manifesto spaziale. Allo stesso tempo, partecipa al neonato MAC Movimento Arte Concreta, di Dorfles e Ballocco: appartengono a questo periodo opere più marcatamente astratto-geometriche, in virtù delle quali viene anche invitato a partecipare alla prima rassegna Arte astratta in Italia alla Galleria di Roma, organizzata per iniziativa del Gruppo Forma.

Nel 1951 aderisce al Movimento della Pittura Nucleare, sorto in occasione di una mostra milanese di Baj e Dangelo, e ne firma il manifesto con Colombo, Del Pezzo e Crippa.  La mostra di Dova, di quello stesso anno, alla Galleria Il Milione è considerata la prima esposizione nucleare, dove sperimenta soluzioni di smalti e acqua per ottenere superfici ghiacciate e trasparenti. In seguito, con l’aggiunta di sabbia, raggiungerà effetti materici vicini al dripping di Pollock e all’Informale.

Partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia nel 1952, ed è qui che conosce Michel Tapié.

Alla fine del 1953, attraversa un periodo di crisi, dal quale ne uscirà con una nuova fase pittorica. Dopo un periodo a Parigi, nel 1956 si trasferisce ad Anversa, dove si dedica allo studio degli artisti del primo Quattrocento, di Bosch e dei fiamminghi. Esaurita, dunque, l’esperienza informale si avvicina sempre più al Surrealismo studiando le tecniche automatiche di Ernst, la figurazione visionaria di Munch, Klee, Brauner e Delvaux, che ha avuto modo di vedere alla Biennale di Venezia del 1954. Le sue opere si popolano di creature simboliche e metamorfiche, con una raffinata cromia fiamminga.

La critica italiana e internazionale si interessa sempre più a Dova, come testimonia l’importante mostra personale al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles.

Tornato a vivere a Milano, nel 1959 espone Difesa contrastata, una grande tela di quindici metri quadrati, alla Quadriennale di Roma e partecipa per la prima volta a Documenta a Kassel.

Viene invitato, nel 1960, alla mostra Possibilità di relazione, curata da Enrico Crispolti, Roberto Sanesi e Emilio Tadini alla Galleria L’Attico di Roma. Alla Biennale di Venezia, nel 1962, ha una sua sala personale, ed è presentato in catalogo da Guido Ballo. Nella sua produzione pittorica lo spazio si espande, l’atmosfera si fa sempre più luminosa e i personaggi diventano più accoglienti e gioiosi, sintomo di un rapporto più armonioso tra uomo e mondo.

Il viaggio in Bretagna del 1967 lo colpisce profondamente, mostrandogli una natura ricca di fermenti simbolici, stimoli che si riflettono nei suoi lavori dove approfondisce la riflessione sulle profondità marine e realizza nuove tele, più figurative, di voli sull’acqua e giardini. L’anno seguente acquista in quella regione una casa dove si trasferisce per lunghi periodi.

Accanto alla pittura, inizia a realizzare tempere su carta che lo occuperanno per tutto il decennio.

Verso la fine degli anni ’70 il paesaggio inizia a prendere il sopravvento: la natura, raccontata attraverso la brillantezza del colore, è ora l’assoluta protagonista, anche se sempre popolata da creature che “fanno capolino”, ammiccano e ci guardano quasi nascondendosi.

Nel 1991 viene organizzata un’importante mostra antologica in tre sedi, a Viareggio, Cesena e Mantova, a cura di Claudio Spadoni.

Il 14 ottobre di quell’anno Gianni Dova muore a Rigoli, presso Marina di Pisa.

 

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