“Cambiano i Padroni, ma i Servi son sempre gli stessi…”. Intervista esclusiva al regista Gino Brotto.

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Si intitola “Viva la RivoluzZione”, la pellicola diretta dal regista salentino Gino Brotto candidato al Caorle film festival e al Festival del cinema di Cefalù. La triste storia delle rivoluzioni contadine del sud Italia, dove l’enorme differenza sociale tra lavoratori e proprietari terrieri, fece scaturire una delle guerre più aspre che si ricordi nel sud della penisola è quello che il regista ha voluto rievocare come segno di un radicale cambiamento.

Le musiche sono state affidate al maestro Riccardo Notarpietro. Figurano Andrea B. Nardi (sceneggiatura),  Walter Taurino (assistente regia), Mattia Monaco (operatore camera), Julian Brotto (fonico), Tony Sarcinella Rita Marra (casting), Luca Mele (attrezzista), Rebecca Mele (clapper), Luisa Zizzari (trucco) e Federica Calabriso (segretaria edizione). Abbiamo incontrato per voi Gino Brotto ed ecco cosa ci ha raccontato:

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Che cosa significa per te  “Viva la rivoluzzione”?

“La rivoluzione è in ogni occasione, il segno di un radicale cambiamento ma come qualcuno disse in passato è anche spesso la voce di chi non viene ascoltato. E’ sintomo di malcontento, ma anche di speranza. È associata a sommosse ma anche a libertà”.

Cosa ha ispirato il progetto e perchè questo specifico soggetto?

“Il progetto nasce dalla grande voglia di espressione cinematografica. Volevamo misurare le nostre capacità di linguaggio visivo, narrativo e musicale. Dovevamo cercare una storia che raccontasse una realtà del passato e che si accostasse quanto più possibile ai colori dei grandi racconti western. Ho proposto quindi di mettere in scena una parte di un soggetto scritto qualche anno fa e non ancora realizzato, che racconta le vicende di una famiglia contadina di inizi ‘900, davanti al bivio di una scelta. La famiglia e la certezza di una vita alle dipendenze dei padroni, o la libertà se pur incerta, promessa da una rivoluzione”.

Quando e dove è stato girato?

“E’ stato girato nell’estate del 2023, in diversi luoghi dell’entroterra salentino, nei comuni di Vernole e Carmiano”.

Le immagini del film sono molto evocative qual è il messaggio che hai voluto trasmettere?

“Cambiano i Padroni, ma i Servi son sempre gli stessi.” Credo che questa sia la frase giusta per descrivere quello che il film cerca di trasmettere”.

Durante le riprese qual è la scena che ti ha particolarmente emozionato?

“Una delle prime scene. Una delegazione di contadini, accoglie in un fienile, il sindacalista che dovrebbe parlargli di libertà, di futuro e di diritti, ma alla vista di quella bambina, che sta mangiando del pane con i vermi, seduta sulle gambe della nonna, non resiste e scappa via”.

L’ostacolo più grande da affrontare  è la paura. La figura del “padrone” oggi secondo te è ancora temuta come allora?

“Ognuno di noi e credo per sempre, ha ed avrà un padrone da temere. Quello che può variare è la sua forma, il suo aspetto, la sua entità. Anche chi non crede di averne, dovrà sempre fare i conti con quella “figura”, che prima o poi lo metterà in difficoltà. Il tempo è il nostro più grande “padrone”, l’unico che non potremo mai contrastare, l’unico contro il quale qualsiasi rivoluzione, sarebbe persa in partenza”.

“Viva la rivoluzzione“ mostra la grande forza del cinema indipendente, il cui scopo principale è dare voce a chi, purtroppo, una voce non sembra avere diritto di averla. Oggi pensando al concetto di lavoro la parola d’ordine quale dovrebbe essere?

“Il cinema indipendente è quello che fortemente, almeno in Italia, mantiene ancora vivi i veri principi della cinematografia. Quelli che prima di tutto, erano legati dalla passione e poi dal resto. Non è certamente sbagliato che il cinema sia considerato un business, ma lo è sicuramente se considerato “soltanto business. Il cinema dovrebbe avere una sola parola d’ordine: “Passione”.

Il corto è stato selezionato dal Caorle Film Festival e dal Festival del Cinema di Cefalù. Ti aspettavi un cosi grande riscontro?

“Ci speravamo. Tutti noi ci abbiamo messo il cuore nel realizzare questa “pellicola” e la speranza è che se ne parli. Ci basterebbe questo. I risultati delle selezioni ai due festival, sono una grande soddisfazione, considerando che il film, oltre ai due Festival, ha partecipato al David di Donatello, senza aver ottenuto dei premi, siamo felicissimi di aver comunque partecipato. È stato molto apprezzato durante l’unica proiezione a Galatina ed enorme è stata la partecipazione del pubblico”.

Le musiche sono a cura del maestro Riccardo Notarpietro. Come nasce questa collaborazione?

“Riccardo ha scritto le musiche di quasi tutti i miei film. E’ un compositore eccezionale ed anche lui ha sposato l’idea di una rivoluzione nel mondo del cinema. Nella composizione di una colonna sonora c’è moltissima collaborazione. L’idea musicale parte già dalla stesura del soggetto, fino in seguito svilupparsi spesso sul set. La collaborazione con Riccardo  è nata molti anni fa ed è sempre rimasta solida e concreta. Riccardo è uno dei fondatori della Breight Film e in futuro sono sicuro che ritroveremo il suo nome nell’ambiente musicale ma ancor di più in quello cinematografico”.

Progetti futuri?

“Tanti, forse troppi. Ne ho realizzati fino ad ora venticinque, due dei quali lungometraggi, tre mediometraggi e venti cortometraggi. Abbiamo appena terminato di girare “The Scheme” che è ora al montaggio ed alle musiche e stiamo organizzando un nuovo lungometraggio di fantascienza. Naturalmente i tempi si dilatano perchè non abbiamo una produzione alle spalle ed in queste condizioni diventa tutto più complicato ma sono fiducioso. Come accaduto per il progetto ‘Flower’, che ha preso vita nel mese di Marzo scorso, riempiremo presto nuovamente la sala. E’ un augurio che faccio a tutti coloro che sono attorno a Breight Film, perchè è la passione che ci muove e la sala piena è attualmente la più grande soddisfazione che abbiamo avuto”.

Patrizia Faiello

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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