Intervista alla giovane arbitra Mariangela Presicce

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Secondo me la difficoltà ad accettare che ad arbitrare sia una donna, nasce dal fatto che nell’immaginario collettivo ad arbitrare dovrebbe essere esclusivamente un uomo.

Per lo spazio riservato alle interviste esclusive Ditutto ha il piacere di ospitare tra le sue pagine Mariangela Presicce, giovane arbitra della sezione Aia di Lecce, nonché modella. Mariangela, nonostante la sua giovane età, ha calcato le passerelle dei concorsi di bellezza più prestigiosi d’Italia e del mondo.

Recentemente è stata anche protagonista di alcune vicende che l’hanno vista vittima di offese sui social dopo un infortunio sul campo. Ecco cosa ci ha raccontato.

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Quando hai capito che il calcio, il tifo e i colori, sarebbero stati la tua più grande passione?

Fin da piccola seguivo mio padre che era dirigente di una squadra di calcio in prima  categoria. Insieme a lui andavo al campo ed ero molto felice, seguivo le partite con molta attenzione seduta in tribuna in compagnia di mia madre. Avevo una passione per l’omino fluo (così chiamavo l’arbitro) che fischiava ai calciatori e questo mi trasmetteva tanta adrenalina. Fu così che quando portammo mio fratello al Coni di Lecce ad allenarsi incontrai per la prima volta un gruppo di arbitri e mio padre visto il mio entusiasmo si interessò ad iscrivermi al corso di arbitro. Fin dal primo arbitraggio mi sono sentita me stessa e con il tempo sono cresciuta e maturata.

Quali sono stati i momenti più difficili e quelli più gratificanti da quando hai deciso di intraprendere la carriera calcistica?

Inizialmente avevo un po’ d’ansia perché non eravamo molte ragazze ad arbitrare, poi avendo i capelli lunghi un po’ di volte mi dicevano di tagliarli o che potevo solo fare l’arbitro e non la modella. Sono stati momenti difficili che nonostante tutto ho superato con l’impegno e la volontà di riuscire a fare quello che desideravo.

Fuori dal campo cosa fai?

Sono diplomata nel settore della pasticceria ma ho intrapreso molti corsi di formazione anche in altri ambiti. Sono una modella e fotomodella e Miss di tanti concorsi di bellezza. Inoltre sin da piccola ballo latino americano.

La figura dell’arbitro sta un po’ antipatico a tutti. Il fatto di essere una donna ha reso difficile in alcune occasioni ristabilire l’ordine in campo?

Per fortuna non ho mai subito violenze fisiche o discussioni in campo, però spesso in tribuna e sui social non vedono di buon occhio la figura della donna nel calcio, che sia essa una calciatrice o un arbitro. L’importante è farsi valere nelle partite e dimostrare a loro che si sbagliano.

Come ci si confronta con colleghi/e di generazioni diverse?

Tra colleghi c’è soprattutto dialogo e si creano bei rapporti tra giovani e meno giovani senza nessun problema, il che aiuta molto nella crescita umana e professionale.

Alla luce delle tue esperienze quale consiglio daresti alle ragazze che volessero intraprendere il tuo stesso percorso?

Come l’ultima volta sui social mi sono espressa attraverso delle parole liberatorie, proprio per incoraggiare molte ragazze che magari vorrebbero o che sono già in questo sport e sono in difficoltà, anche ora, il mio messaggio è quello di credere nei propri passi perché arbitrare fa crescere e fa capire quanto sia importante pensare ai propri obiettivi e non a ciò che ti viene urlato. Sono molto contenta che a seguito di questo molte ragazze mi hanno scritto sul mio profilo Instagram ringraziandomi.

Come ci si prepara fisicamente e tecnicamente a una partita?

Ogni settimana seguiamo un allenamento e in pre-partita abbiamo vari esercizi specifici da fare per non sforzare il muscolo e per dare la miglior resistenza. Inoltre annualmente facciamo i test fisici e anche visite specialistiche agonistiche.

C’è qualche episodio sul campo che ricordi con particolare dispiacere?

Una volta dopo aver fischiato un fallo a calciatore, la madre (credo) di quest’ultimo mi ha urlato di andare a cucinare e a lavare i piatti. Parliamo di una donna che insulta un’altra donna e come questa tante altre. Secondo me la difficoltà ad accettare che ad arbitrare sia una donna, nasce dal fatto che nell’immaginario collettivo ad arbitrare dovrebbe essere esclusivamente un uomo.

Come nasce invece la passione per la Moda?

Seguendo l’esempio di una mia parente e spronata anche da mia madre, ho iniziato a partecipare ad alcuni concorsi di bellezza e mi sono iscritta ad agenzie e scuola di portamento. Essere modella professionista ti spinge a dare il massimo. Anche in questo ambito ho raggiunto bei traguardi. Ho vinto nelle top 10 Miss Red Carpet a Venezia e lo scorso febbraio ho partecipato, grazie alla mia agenzia di moda, alla Fashion Week di Milano.

Tra il calcio e la moda quale dei due ha la meglio?

Continuerò a vivere entrambe le cose finché ne avrò la possibilità.

Progetti futuri?

Sto pianificando dei nuovi obiettivi professionali che al momento non posso rivelare perché sono ancora in cantiere. ma spero di realizzarli presto.

Patrizia Faiello

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