MOON KNIGHT – Il pugno di Khonshu

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Sotto questa semplice maschera si nasconde un uomo tormentato di nome Marc Spector.

Figlio di un rabbino dell’Illinois, sin da piccolo Marc diviene un predestinato–appena l’entità Khonshuvenerato dagli antichi egizi come il Dio Luna, vede nella sua fragilità mentale la possibilità di manipolarne la mente per renderlo il suo araldo sulla Terra.

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Dopo numerosi traumi infantili, Marc viene devastato psicologicamente dal disordine dissociativo d’identità, causato soprattutto dall’influenza di Khonshu, che lo portano a creare figure immaginarie di riferimento, impossibili da realizzare come tali, e che prendono momentaneamente il sopravvento sulla sua. Disturbo psichico che una volta scoperto dai genitori, li porta a internare il giovane nel Putnam Psychiatric Hospital, dal quale Marc ne esce solo per assistere al funerale del padre; occasione in cui fa perdere le sue tracce, arruolandosi nel corpo dei Marines.

Qui Marc Spector diventa una combattente sopraffino, eccellendo nella boxe, sport che diventa il suo sostentamento appena egli viene congedato dall’esercito a causa del perdurare del suo disturbo psicofisico. Marc si guadagna da vivere come boxeur nel ghetto di Baghdad, finché non viene trovato dal mercenario francese Jean-Paul Frenchie Duchamp, che lo rende partecipe delle sue missioni. Occasione in cui incontra un altro soldato di ventura, Raoul Bushman, che dopo essersi avvalso dei loro servizi, li tradisce durante una missione di recupero di reperti archeologici.

Durante il saccheggio nei ruderi di un tempio dedicato al dio Khonshu, Bushman elimina il responsabile dello scavo, il dottor Peter Alraune, scatenando l’ira di Spector, che vendica lo studioso affrontando Bushman, restando però coinvolto nel crollo delle rovine della struttura. Tratto in salvo da alcuni locali devoti a Khonshu, egli viene condotto al cospetto della statua della divinità; dove ad un ormai morente Marc, appare in visione il dio luna che offre lui un’enorme possibilità: una seconda vita in cambio del divenire il suo araldo sulla Terra; ruolo che avrebbe rivestito diventando il pugno di Khonshu: lo spirito vendetta giustiziere del male.

Appena Marc Spector accetta questa possibilità, diventa Moon Knight.

Seppure presentato come rivale di Jack Russel nel comic Wherewolf by Night, sin dalle successive apparizioni, si offre a Moon Knight la possibilità di mostrare un lato più eroico. Inizialmente presentato come membro del Comittee, un’organizzazione segreta tutt’altro che lecita, tramite un’operazione di retcon viene spiegato che in realtà Marc Spector stava agendo sotto copertura, intenzionato a smontare questa congrega criminale. Al punto che, una volta rivelate le sue vere intenzioni, lo stesso Comittee pone una taglia sulla testa di Moon Knight.

La riscrittura del ruolo di Moon Knight all’interno della comunità meta umana della Marvel Comic consente a Marc Spector di interagire con celebri formazioni della Casa delle Idee, quali X-Men e Avengers, o di incrociare la strada di altri personaggi legati alla sfera horror e dark della casa editrice statunitense, come Blade.

Cardine della narrazione in Moon Knight è la caratterizzazione psicologica del protagonista: il tratto distintivo del personaggio è la sua psiche segnata dal disturbo dissociativo dell’identità, che lo porta a elaborare continui alias sotto l’influsso dei quali opera. Nel vasto panorama del fumetto Marvel anche altri personaggi sono distinti da tale malanno della mente, basti pensare alla sfaccettata personalità di David Legione Haller; nel caso di Moon Knight però, il discorso è più complesso. Il miliardario Steve Grant o il tassista Joe Lockley non sono semplici rifugi per la sua vera natura, ma diventano articolate trame della personalità che concorrono a ricreare un complesso labirinto psichico in cui sembra perdersi l’identità stessa di Marc Spector.

Sovente questa caratteristica ha portato i lettori a rivedere in Moon Knight una sorta di corrispettivo Marvel del Cavaliere Oscuro. In realtà e a ben vedere, entrambe le figure sembrano rifarsi ad un archetipo super eroistico della Golden Age del Comic, un eroe in maschera che lotta con metodi brutali la criminalità nascondendosi alla luce del giorno per mezzo di un’identità di facciata. Potremmo rivedere, in The Shadow di Walter Gibson (1930), il precursore di questa dinamica narrativa, ma esclusa questa analogia, Batman/Bruce Wayne e Moon Knight/Marc Spector non potrebbero essere più diversi.

Se ripensiamo alla crociata contro il crimine del Cavaliere Oscuro, appare evidente come la vendetta da cui scaturisce questa missione sia legata a un trauma personale, ossia la morte dei genitori. La visione di giustizia e la violenza cui questi ricorre hanno quindiun obiettivo preciso, focalizzato verso la criminalità, facilmente identifica dalla morale del personaggio. Anche il continuo utilizzo di diversi travestimenti, non ultimo il suo volto pubblico come Bruce Wayne, è un servirsi lucido e consapevole dell’inganno, una copertura per le sue attività nel ruolo di Batman. Gli alias di Bruce Wayne, quindi, non sono parte della sua personalità, quanto degli strumenti che gli consentono di reperire informazioni, rifacendosi alla tradizione dei grandi detective della letteratura.

Questi apparenti tratti condivisi con Moon Knight sono, in realtà, la dimostrazione di una profonda diversità tra i due. Non bisogna lasciarsi fuorviare dalla ricchezza di Steven Grant, che consentiva l’accesso a gadget e mezzi all’avanguardia. Le motivazioni tra il Cavaliere Oscuro e il character della Marvel sono profondamente diverse: la vendetta servita da Moon Knight non è mirata ma anarchica, viene sostenuta da una convinzione al limite del fanatismo che vede nella sacra investitura di Khonshu una legittimazione non tanto a punire i malvagi, quanto a vedere il male per poter quindi esercitare il proprio potere.

Inoltre, se Bruce Wayne usa i propri alias come strumento di indagine, per Marc Spector queste identità alternative sono parte integrante della sua psiche malata. Steven Grant o Lockley sono manifestazioni dei problemi interiori di Marc, utilizzate come valvola di sfogo psicologico – una distinzione che – mancando di concretezza all’interno della vita del personaggio, è stata in seguito ricondotta alla componente mistica. In questa visione, è la connessione con le diverse incarnazione di Khonshu ad avere causato questa pletora di identità nella psiche di Marc Spector.

Ulteriore distinzione tra Moon Knight e Batman è che Bruce Wayne non ha alcun superpotere, contrariamente al personaggio della Casa delle Idee. Batman, infatti, è l’unico supereroe umano in un vario contesto di personaggi in cui vivono alieni semidivini, amazzoni e poliziotti stellari. Un concept che lo rende più vicino a un altro celebre miliardario della Marvel, Tony Stark. Moon Knight ha invece capacità soprannaturali, tra le quali quella di risorgere in caso di morte, la preveggenza, la facoltà di evocare armate di mummie e la sopravvivenza nell’iperspazio (tutte ottenute grazie alla sua connessione diretta con Khonshu).

I poteri di cui Moon Knight è dotato lasciano intendere che il suo legame col dio luna lo elevino a un rango semi-divinità, ne sono esempi l’ipnosi verbale tramite la “voce di Khonshu” e la comunicazione col mondo dei morti, al punto da venire interpellato da alcuni personaggi del pantheon Marvel a tal riguardo. In base al legame tra l’alias Khonshu e il culto egizio della luna, si è deciso di dare ai poteri di Moon Knight una simile affinità, tanto che a seconda delle fasi lunari le capacità sovraumane del personaggio aumentano. Questo ruolo meta-divino ha consentito a Marc Spector di essere temporaneamente posseduto dal potere di Fenice (Jean Grey), a cui ha poi rinunciato.

Articolo e Illustrazione Christian Imbriani

 

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