di Patrizia Faiello
Oggi tra le pagine di DiTutto abbiamo il piacere di ospitare l’attore, comico e cabarettista Max Cavallari, che proprio questa sera, venerdì 23 dicembre, alle ore 20,00, con il “Comedy Show Club”, sarà in Salento ospite al Teatro Tartaro di Galatina (Lecce).
L’artista, nel lontano 1988, forma con Bruno Arena il suo partner di sempre recentemente scomparso, il seguitissimo duo “I Fichi d’India“. In questa nostra intervistalo ha ricordato con commozione, parlando della loro grande intesa sul palco e nella vita di tutti i giorni accomunati da una grande sintonia. Max ha voluto ricordare la sua spalla anche attraverso la stesura del libro “Non spegnere la Luna Fichi si nasce amici si diventa”. Pubblicato da Piemme.
Nelle parole di Max ripercorreremo il viaggio artistico dei Fichi D’India fra teatro, tv e cinema, all’insegna di gag surreali e performance indimenticabili, dalle prime risate strappate sulla spiaggia di Palinuro all’epopea di Zelig, da “Tichi-tic” a “Tu, da me, cosa vuoi?”, da “Amici ahrarara” al “Gatto e la Volpe” nel Pinocchio di Benigni. Ecco cosa ci ha raccontato. Buona lettura!
Max benvenuto tra le nostre pagine. Ci vuoi parlare del tuo nuovo libro “Non spegnere la Luna Fichi si nasce amici si diventa”
Questo libro Patrizia racconta la mia storia e quella di Bruno. In particolare, l’incontro tra me e Bruno e poi la malattia di Bruno e l’ospedale. Il titolo “Non spegnere la Luna” nasce dalla frase che dicevo a Bruno quando era in rianimazione e fuori dalla finestra vedevo la Luna estiva. Quella frase, allora, mi ha portato fortuna perché è uscito dal coma, poi però… Ora quella frase la dico a tutti i fans, tutte le sere: non spegnere la Luna, in modo da far capire che bisogna essere forti e combattere. Il libro oltre a questo è una raccolta dei tanti retroscena e delle tante gag che sono nate dall’improvvisazione della nostra vita.
Quali sono state le difficoltà che hai incontrato nella stesura del libro?
Devo ringraziare Roberto Stoppa perché è stato lui a scriverlo. Roberto che è un autore di Colorado, un comico e un cabarettista. Le mie difficoltà erano dovute al fatto che ero in tournée così tutti i giorni, tutti i minuti e tutti i secondi delle giornate dovevo comunicare a lui tutte le cose, e lui scriveva nei bar nei ristoranti, negli alberghi, nei parchi e nei giardini sempre in giro con il suo zainetto. Raccontavo tutto in modo che lui le potesse scrivere e quindi la difficoltà era proprio che, a volte, io non mi ricordavo dove avevo interrotto e gli mandavo venti volte lo stesso messaggio o addirittura 40 volte la stessa fotografia. Poi le altre difficoltà ne ha avute, forse, più Roberto Stoppa perché stava comunque scrivendo la storia di me e Bruno, ma soprattutto di quando ero bimbo, ed ero un bambino non tanto tranquillo.
Un tuo personale ricordo di Bruno Arena… Bruno Arena era il mio socio gemello e ci sono tanti ricordi, ma quelli più belli sono quando andavamo a fare gli spettacoli e in macchina ci mettevamo a ridere per le cose nostre, o per i dispetti che ci facevamo sul palco. I ricordi più belli sono quando io non gli davo le chiuse delle battute e lui improvvisava, o quando io alla fine dicevo le sue battute e lui diceva le mie. Il pubblico non si accorgeva e noi piangevamo dal ridere. Sì i ricordi più belli sono i dispetti che ci facevamo alla nostra età: sembravamo due bambini, ma del resto siamo dei Peter Pan.
Quanto la comicità in questo momento storico può essere un salvagente?
La comicità in questo momento è molto importante, anche se far ridere è diventato molto più difficile, vuoi perché ci sono i politici che fanno molto più ridere di noi, vuoi perché l’Italia fa più ridere di noi; quindi, è diventato molto più difficile. Però è importante perché il sorriso è sempre un’antica ricetta medica. Ridere fa bene, fa bene all’anima, fa bene al cuore, fa bene alle persone sole, fa bene agli ammalati e ai carcerati. Ridere è sempre stato importante e soprattutto in questo periodo che stiamo attraversando guerre e tante cose brutte. Se la gente sorridesse tutte le mattine quando esce di casa, il mondo sarebbe tutto più bello
Quanto è stato bello tornare sul palco dopo il lockdown e riabbracciare il pubblico?
Dopo il lockdown mi sembrava di essere uscito veramente dall’inferno. Tutto il mondo dello spettacolo è stato fermo per due anni; quindi, ricominciare è stata una cosa fantastica. Siamo usciti da questa brutta malattia e siamo rinati. È stato bellissimo, mi è mancato tantissimo il pubblico. Ti dirò di più… quando abbiamo iniziato a lavorare, dopo il lockdown, i miei colleghi e io arrivavamo sul palco ci sembrava proprio come la prima volta, questo lo dicono tutti i miei colleghi artisti che ho incontrato, quando ne ho parlato ci venivano i brividi in camerino. Ci veniva l’ansia, il formicolio come quando ti innamori. Sembrava di essere tornati agli inizi della nostra carriera. Tutto sembrava finito a un artista manca il pubblico, gli manca l’applauso, gli manca sentire il respiro e il brusio in sala. Uscire di casa è stata una cosa meravigliosa, come diceva Stefano D’Orazio “rinasceremo… rinascerai”
Dove ti vedremo prossimamente e hai in mente un altro libro?
Tornerò in giro col mio spettacolo e porto in scena anche Bruno, perché è sempre con me. Porterò in scena il “Fico show se fichi si nasce” dove ci sarà una carrellata di tutti i miei sketch di trent’anni di carriera raggruppati in una serata, dove racconto come nascono tutti i personaggi e di come prendono vita con la mimica e con la pantomima. Come la signora che vive veramente queste case di ringhiera a Milano e ha il profumo della candeggina. Poi la voce della bambina, che la mia ex fidanzata… insomma non rivelo tutti i segreti dello spettacolo, ma la cosa bella è che canto una canzone alla fine che si chiama “Da soli mai” scritta dal cantautore Vincenzo Incenzo, autore di Renato Zero. La canto col cuore, anche perché io non so cantare. Il secondo libro penso di farlo, perché un po’ mi diverte e un po’ perché ho ancora un milione di cose da raccontare che sono dentro di me; sono nell’anticamera del mio cuore. Sono ricordi che mi vengono in mente dopo la morte di Bruno, e perché non sono riuscito a consegnare a Bruno il libro. Mi ha fatto un dispetto e se ne è andato prima. Mi fa sempre i dispetti… muore così senza avvisare, quindi devo realizzarne per forza un altro. Ho tante cose da raccontare e Bruno le vuole sentire. Perché Bruno lo trovate sulla nuvola quattro passi sinistra. Ci stiamo avvicinando al Natale e colgo l’occasione per augurare a te Patrizia e a tutti i lettori di DiTutto un felice Natale, perché a Natale c’è voglia di ridere e di gioia.