Rave Party abusivi in Salento. Psicologi Puglia, Gesualdo: “Il divertimento a tutti i costi, anche a quello della salute, non giova a nessuno”

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L’ultimo rave abusivo è stato scoperto a Castrì, oltre un migliaio di partecipanti: “La ricerca del divertimento smodato e privo di regole nasconde esigenze taciute”

L’appello è partito sui social, il solito tam tam su gruppi, applicazioni di messaggistica, poi il ritrovo in una periferia con il richiamo della musica a tutto volume che fuoriesce dall’impianto installato nottetempo. L’ultimo rave party è quello scovato a Castrì (Le) nel Salento, le forze dell’ordine lo hanno interrotto ma i partecipanti sarebbero stati pronti a viverlo sino al 17 agosto. “Ogni stagione sociale ha una sua valvola di sfogo che scarica sui giovani e giovanissimi le tensioni di un’epoca.

I ragazzi oggi hanno addosso i segni della paura del futuro, tutte le conseguenze di questo caos storico in cui rappresentano la generazione che dovrà sopportare le crisi ereditate da generazioni passate e sono nel pieno della maturità di un fenomeno: la perdita della capacità relazionale. Per questo sono attratti e affascinati dal nuovo, dal qui ed ora, dalla frenesia senza regola alcuna”, il commento è del presidente dell’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi della regione Puglia, Vincenzo Gesualdo.

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Il rave party di Castrì è stato monitorato da amministratori locali e dalle forze dell’ordine, chiedendo agli organizzatori di spegnere le casse e far defluire i partecipanti evitando problemi di ordine e sicurezza pubblica. “Chi partecipa per la prima volta ad una festa abusiva di questo tipo corre il serio rischio di lasciarsi trascinare dall’assunzione di qualche sostanza psicotropa. La ricerca sfrenata di sensazioni nuove spinge i ragazzi ad accettare rischi anche al costo della propria salute”, prosegue Gesualdo.

“Parlare di prevenzione rispetto ad un evento di massa di questo tipo significa lavorare a stretto contatto con famiglie e scuole, con tutti i luoghi di formazione della persona, per costruire un dialogo con i ragazzi. Non possiamo permetterci di lavorare continuamente in emergenza, dobbiamo intercettare le esigenze prima”.

 

 

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