E’ fuori dal 26 Marzo “I don’t wanna smile”, il singolo di esordio di Dilemma (al secolo Gaia Parzani), giovanissima artista bresciana con la musica nel sangue, che sceglie per il proprio debutto discografico un brano dal testo profondo, scritto lei stessa: una critica alla società moderna, che preferisce i sorrisi finti e forzati all’espressione di una realtà più complessa, a volte sofferta.
“I don’t wanna smile” è un grido coraggioso, la rivendicazione del diritto di essere se stessi, senza maschere indossate per compiacere gli altri ed essere accettati.
Oggi ogni adolescente vive con difficoltà, maggiore rispetto alle precedenti generazioni, il processo di strutturazione della propria personalità, che passa attraverso il confronto e una sensibilità eccessiva verso il giudizio dell’”altro”; nel momento del lockdown del 2020, il problema si è ulteriormente amplificato, dal punto di vista psicologico, emotivo, sociale. A parlarcene è Dilemma stessa, in un’intervista esclusiva per i lettori di DiTutto.
Da dove hai preso ispirazione per “I don’t wanna smile”?
Ho preso ispirazione da pensieri che da un po’ di tempo avevo in mente. Alcune situazioni in cui mi ritrovavo a fingere un sorriso, quando semplicemente non avevo voglia di “essere felice”, volevo stare sola in camera mia a pensare in silenzio. L’ho scritta mentre ero in spiaggia al mare, ad agosto 2020: vedevo le persone camminare sulla passerella, mi sembravano tutti molto entusiasti, e in quel momento lo ero anche io, ma poi riflettendo sono stata riportata a quei momenti in cui, invece, volevo stare sola con me stessa, rifugiandomi nella mia stanza.
Pensi che il disagio messo in luce dal brano sia condiviso dai tuoi coetanei?
Credo di sì, soprattutto nel periodo che stiamo vivendo. Ormai è da un anno che siamo costretti a rimanere in casa… penso che molti di noi si siano abituati alla solitudine e al silenzio di una stanza, di conseguenza l’entusiasmo e la voglia di fare e sorridere è sicuramente meno forte. Il messaggio contenuto nel brano non è, però, espressione di un disagio, ma di un semplice stato d’animo che dovrebbe essere normale alla nostra età, tuttavia è sicuramente amplificato dalle circostanze odierne.
Come hai vissuto e come stai vivendo la pandemia, con le sue restrizioni e le difficoltà (la DAD per esempio)?
Non è facile passare da un estremo all’altro. Siamo sempre stati abituati ad andare a scuola in presenza fin da piccoli, quindi affrontare un anno in DAD è stato complicato. Credo che la scuola abbia bisogno del rapporto umano, senza il quale diventa forse troppo pesante seguire le lezioni. Anche questo aumenta la sensazione di solitudine che una persona può provare, ed è molto più difficile mantenere la concentrazione. Fortunatamente la maggior parte dei professori cerca di aiutare gli studenti misurando compiti e verifiche da svolgere.
Come ti sei avvicinata alla musica?
I miei genitori hanno sempre cercato di introdurre me e le mie sorelle al mondo della musica. Tutte e tre abbiamo frequentato l’accademia, suonando tre strumenti diversi. Mio padre mi ha trasmesso la passione per la musica rock, punk e per il cantautorato italiano. Mia madre per la musica più legata alle ballad e al pop. Successivamente ho iniziato a scoprire nuovi generi e cantanti di cui mi sono appassionata e ad oggi mi ispiro a quelli più indie rock, pop come : MIKA, Billie Eilish, Melanie Martinez, Cavetown, Camila Cabello, Harry Styles, per citarne alcuni. Sono più concentrata sulla musica internazionale, ma di italiano mi piace molto Achille Lauro.
Che progetti hai per il futuro? E quali sogni?
Ho tanti sogni per il futuro, ho voglia di mettermi in gioco con la musica e di esprimere quello che sento. Per ora ho solo un progetto: fare musica senza avere paura di giudizi e pregiudizi. Spero di riuscire, perché non riesco ad immaginare un altro percorso tanto giusto quanto questo per la mia vita.
Ph. Elisabeth Lens
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