“Arte e vita”, Patrizia Bove: “Ho scoperto che in realtà c’è uno stretto legame tra la personalità dell’artista e la sua opera”

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di Pietro Mariano

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Si è laureata lo scorso 4 novembre 2020 presso l’Accademia di Belle Arti (Laurea Triennale) con il massimo dei voti e lode, la giovane pittrice Patrizia Bove alla quale chiediamo di illustrarci alcuni passaggi della sua tesi dal titolo La Performance art tra tradizione e provocazione.

 

Tu sei una pittrice che si è impegnata in un corso di studi molto speciale e che richiede doti di tipo tecnico oltreché di approfondimento culturale. Qual è stato il motivo che ti ha spinto ad affrontare un tale notevole impegno?

A partire dalla mia propensione alla ritrattistica e la partecipazione a mostre e estemporanee sono stata consigliata da alcuni docenti universitari ad entrare in questa scuola per approfondire sia le tecniche pittoriche che il loro inserimento nella Storia dell’Arte.

Ci puoi fare “entrare” nel tuo argomento di tesi, illustrandone i principali contenuti e le chiavi di lettura per comprendere lo stato dell’arte nell’oggi così problematico?

Ho affrontato il tema del rapporto tra Arte e vita, e ho scoperto che in realtà c’è uno stretto legame tra la personalità dell’artista e la sua opera, rivelativo di aspetti del suo inconscio che si manifestano attraverso la forma da lui ritenuta più congeniale. In particolare ho studiato le origini e gli sviluppi della Performance o Arti performative, che espongono il corpo dell’artista in azione (contenuto dell’opera). Ho scoperto così che esiste uno stretto legame tra la performance contemporanea e l’arte tradizionale (pittura, scultura, installazione, arti dello spettacolo). Sotto tale angolo visuale si tratta sempre di modi di espressione di “ritualità” antiche e moderne legate a circostanze speciali (riti di passaggio, iniziazioni, riti di fertilità, di propiziazione, ecc.). Ciò che rimane dopo la performance è la registrazione dell’azione (video, foto) che ne rende perenne la memoria. Per l’antichità ricordiamo ad es. i ritratti dei Fayyum (Egitto). Per i moderni, vedi le Azioni di Beuys che denuncia con esse gli orrori della guerra.

E’ stata certamente un’esperienza unica quella di sostenere la discussione della tesi in atmosfera da pandemia per il coronavirus. Come ti sei sentita in tale frangente?

La pandemia mi ha impedito di festeggiare in maniera piena il conseguimento della laurea, anche se per fortuna, ho potuto discutere la tesi “in presenza” e questo mi ha permesso di presentare la mia opera pittorica La vita nell’arte, realizzata in encausto su supporto ligneo (tecnica parietale risalente all’antica Roma in cui la cera veniva riscaldata insieme a resina e pigmenti colorati).

Proseguirai i tuoi studi fino alla laurea magistrale: come pensi di sviluppare quanto hai già appreso?

Continuerò l’approfondimento delle tecniche acquisite ampliando i miei interessi in ambito artistico.

Quali consigli daresti a un giovane aspirante ad entrare in Accademia?

Consiglierei di valutare attentamente le proprie reali aspirazioni in vista dei relativi sviluppi professionali.

 

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