di Ester Campese
Philippe Daverio, noto storico dell’arte, politico e personaggio televisivo italiano, francese di nascita, alsaziano di Mulhouse (1949) ma grande italiano di adozione, ci ha lasciato lo scorso 2 settembre 2020. Personalità eclettica e anticonformista, segno distintivo un grande bonario sorriso, sempre presente sul volto, un grande amore per l’arte ed i suoi colorati farfallini.
Un uomo colto e raffinato, dall’eterna aria di bravo ragazzo, che è stato una pietra miliare della critica d’arte e tra i più autorevoli degli ultimi anni. Stava male oramai da qualche mese e a 70 anni ci ha lasciato.
Philippe Daverio frequentò il liceo scientifico francese ma per gli studi universitari si trasferì poi in Italia frequentando l’Università Bocconi di Milano. Ed è da li che avranno origine molteplici sue attività legate all’arte, tra cui l’inaugurazione della prima galleria d’arte moderna la “Galleria Philippe Daverio”, nel 1975 nella nota Via Montenapoleone a Milano. Quasi dieci anni dopo, nel 1986, aprirà un’analoga galleria anche a New York la “Philippe Daverio Gallery”. Entrambe le gallerie sono rivolte all’arte del XX secolo.
Daverio non si è fermato e come si dice ci ha messo la faccia è sceso in campo ed è stato anche assessore a Milano, dal 1993 al 1997, occupandosi di arte a tutto tondo, e sostenendo diverse attività in favore dell’arte e della cultura, tra queste anche il restauro del Teatro alla Scala.
Ma i suoi interventi spaziano dall’editoria alla strategia ed organizzazione nei sistemi culturali pubblici e privati, che tra l’altro divulga in qualità di docente presso diversi atenei tra cui lo IULM di Milano ed il Politecnico di Milano.
Gli viene conferito il Cavalierato delle Arti e delle Lettere, nel 2013, ricevuto dal Presidente della Repubblica
In quella sua costante opera divulgativa Daverio ha saputo distribuire, con semplicità, gemme di cultura artistica e culturale, spesso con quella sua vena ironica e divertente, lasciando tracce di bellezza e di sapere ovunque.
Un uomo amato dal pubblico anche perchè sempre disponibile alla dialettica con chiunque senza mai ergersi su alcun piedistallo e come pochi sapeva trasmettere la passione per l’arte coinvolgendo l’ascoltatore/osservatore facendolo entrare in questo “complicato mondo” semplificandolo e facendo poi uscire innamorato il suo interlocutore.
Queste erano le sue grandi capacità del divulgatore quale era, uno dei pochi che ha creduto nella grande propagazione culturale dell’arte e che grazie anche a programmi televisivi come Passpartout, che ha scritto e condotto per 10 anni su Rai3, è riuscito a renderla alla portata di tutti e farla giungere nelle case degli italiani.
L’arte la contestualizzava nella storia, in modo quasi leggero, sicuramente in una modalità interessante, brillante e coinvolgente con il suo linguaggio colto ma semplice e spassoso, proprio per questo arrivava a tutti.
Era una sorta di Virgilio che ti trasportava in un “virtuale” viaggio nel tempo facendoci rammentare il tempo che l’umanità ha dedicato alla bellezza e all’arte, che lui stesso apprezzava in prima persona ed in tutte le sue forme, non solo agli occhi. Cultura, umanità e socialità fuse in un unicum
Questo era Philippe Daverio e noi vogliamo ricordarlo con queste sue stesse parole: “Sono ancora convinto che la cultura salverà il mondo”.
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