Lorenzo Tiezzi, giornalista blogger & comunicatore lavora da anni nel mondo dell’intrattenimento, Laureato in DAMS musica nel 1996, ha fatto pure diversi esami fuori corso di laurea in comunicazione.
Ha iniziato lavorando con la discografia e in teatro, poi, si è ritrovato circondato da artisti, club e dj che segue con al sua agenzia di di comunicazione Ltc.
Lorenzo è stato ospite nella puntata di SurisePop Discoteca, prospettive d’estate. Lo abbiamo intervistato.
Chi legge “Faccio After” aiuta dj e artisti in difficoltà
Qualche settimana fa mi è venuta l’idea di scrivere “Faccio After”, un ebook benefico dedicato a dj ed artisti in difficoltà in questo difficile periodo di Covid-19. Eravamo tutti chiusi in casa e non ero affatto tranquillo, ma stavo pensando a chi stava ben peggio di me, ovvero chi ogni sera o quasi ha di fronte un pubblico. I dj e gli artisti dell’intrattenimento italiano non sono tutti star come Cristian Marchi, Federico Scavo, Claudio Coccoluto, Samuele Sartini o Ralf, personaggi che con mille altri tra cui Saturnino, Principe Maurice (…), ovvero artisti che hanno regalato a me e a chi legge dei loro pensieri che trovate nel libro. “Faccio After” è una sorta di “metodo” divertente, ovvero semiserio per provare a diventare un dj o un professionista di successo nell’intrattenimento. Per leggerlo basta donare 10 euro all’associazione benefica Mai Più Solo (tutti i dettagli su bit.ly/FaccioAfterMaipiusolo). Come sempre, tra le idee e le cose concrete c’è sempre di mezzo il mare e a scriverlo ci ho messo un bel po’… ecco perché ho scritto un libro e non ho fatto dei brevi video social. Perché se non impegni tanto tempo in una cosa, quasi mai hai successo. E ora via, con una intervista davvero strana, perché auto intervistarsi è strano.
Quali sono i segreti che sveli in “Faccio After”?
Il mio “segreto” è che non ci sono segreti per me e per nessuno. Nell’ordine: bisogna essere molto preparati in senso lato, ovvero non fare un corso specifico ma studiare tanto, soprattutto teoria, che la pratica viene da sé. Poi bisogna farsi un BIP così e farsi conoscere, cosa che personalmente odio, ma va fatto. Infine bisogna avere una visione originale del proprio lavoro e cambiarlo almeno un po’.
Che consigli a chi deve o vuol comunicare nell’intrattenimento?
L’unico consiglio che do in generale è quello di guardare prima di tutto l’ovvio. Chi comunica o racconta spesso sbaglia il grado zero per sciatteria e pigrizia. Me compreso. Chi è agli inizi e deve comunicare se stesso spesso sbaglia proprio tutto, perché come dice il proverbio toscano “chi si loda s’imbroda”.
Molti si lamentano e dicono che nell’intrattenimento non c’è meritocrazia.
In realtà non è mica vero. Di solito, chi è più bravo dura negli anni. All’inizio emergono anche dj molto belli e poco bravi, ma durano poco. E soprattutto, come diceva Flaiano, l’arte è un appello al quale troppi rispondono senza essere stati chiamati. Se Mozart e Beethoven come Botticelli sono morti in povertà, come può un dj di qualsiasi livello lamentarsi se un incapace “gli ruba il lavoro”. Il djing è un ambito complesso e divertente quanto l’arte contemporanea. Io so che Maurizio Cattelan, quello del dito medio spezzato davanti alla Borsa di Milano è un genio quanto Mozart, ma molti non sono, semplicemente, in grado di capirlo. Oggi che si suona sempre meno e forse si ascolta musica sempre più epidermica, anche i dj bravi hanno difficoltà a farsi notare… ma non potranno anche provare a continuare, perché l’arte non si sceglie, l’arte ti sceglie. Io campo di altro, ma scrivo e suono e corro ogni giorno.
Perché hai scritto un ebook che senz’altro venderà poche copie?
Fabio Volo vende più libri di me? Certo. Senza falsa modestia però il mio libriccino (lo scrivo così, con due C perché in Toscana si dice così) come quantità di materia letteraria batte in 5 righe tutta la sua produzione. Anzi, senza problemi dico che il mio solo pensare di scrivere un libro è più letterario di tutto ciò che ha scritto o scriverà Volo. La differenza tra me e troppi dj di talento che si arrabbiano con chi gli “ruba il lavoro” è che io a Fabio Volo non penso mai. Per me come scrittore non esiste. Anzi, alla radio lo ascolto molto volentieri, perché è molto bravo e dà stimoli culturali interessanti.
DT