Solo dopo un reclamo formale dello “Sportello dei Diritti” e l’intimazione di azioni “in ogni sede” le svincolano le somme
Una storia che in periodi normali avrebbe già dell’incredibile, ma che in un momento di crisi epocale come questo, è a dir poco inqualificabile. La vicenda parte solo lo scorso 06 marzo, e quindi nei primi giorni in cui si parlava già di emergenza “Coronavirus”, quando una giovane mamma di Lecce, nel tentativo di effettuare un prelievo bancomat, dopo aver ricevuto l’accredito del sussidio di maternità, constatava, con suo estremo sconcerto, il rifiuto dell’ATM. Da lì il panico di non poter far nulla per i propri bambini: anche gli addetti della filiale della banca di riferimento, Unicredit, le comunicavano l’avvenuto pignoramento, da parte di Agenzia delle Entrate Riscossione, delle somme accreditate.
Pignoramento, peraltro, mai notificato alla giovane. Prontamente questa riferiva apertamente e con documenti alla mano, l’assurdità della scelta della banca di assecondare Agenzia delle Entrate Riscossione, stante la nota impignorabilità delle somme in questione perché rivenienti dal sussidio per maternità erogato dall’INPS ed il vincolo stabilito espressamente dalla legge vigente ed in particolare dall’articolo 545 comma 2 del codice di procedura civile.
Nonostante tutti i tentativi bonari, l’istituto di credito non ha minimamente inteso procedere a svincolare per le vie brevi l’importo oggetto del beneficio assistenziale, tanto che la ragazza era costretta a rivolgersi allo “Sportello dei Diritti” che attraverso il suo staff legale, non prima di effettuare un ultimo tentativo verbale, proponeva formale reclamo e diffida, intimando azioni in “ogni sede”, stante l’ostinazione inconcepibile dimostrata dalla banca in presenza di una così chiara norma di legge che nel dichiarare l’impignorabilità dei sussidi di maternità, tutela i genitori percettori di queste provvidenze, seppur debitori. In data di ieri e così come confermato oggi dal riscontro dell’ufficio reclami di Unicredit le somme pignorate sono state svincolate.
Una vicenda che ha un lieto fine in un tempo relativamente breve, ma troppo lungo per una giovane madre privata da ogni fonte di sostentamento che in questi giorni di emergenza ha fatto i salti mortali per i suoi figli.
Una storia che si sarebbe dovuta risolvere immediatamente ma, ancora una volta, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, siamo costretti ad assistere, da parte delle banche, a comportamenti limite che travalicano non solo la legge, ma anche i confini del buon senso. Se il danno è stato fatto, resta, tuttavia, la magra consolazione del riconoscimento delle ragioni della giovane mamma attraverso il reclamo in questione e senza dover ricorrere ad un giudice, in un momento nel quale, l’accesso alla giustizia se non è impedito dal lockdown giudiziario in corso, è di fatto molto limitato.