di Valentina Fioravanti
Andrea Piovan, veneziano, doppiatore polivalente di lungo corso. E’ sua la voce del pupazzo Il Capo di Art Attack, della voce narrante italiana dei documentari BBC e quella di numerosi spot pubblicitari (come Generali, Amazon, Finish, Monini, Gaviscon, Porsche Italia) e servizi televisivi, ma come direbbe lui … Chi è Andrea Piovan?
Andrea la tua voce è inconfondibile oramai, si riconosce in una conversazione telefonica come in un contesto lavorativo, quali difficoltà si riscontrano nel tuo lavoro e perché?
La difficoltà più grande è quella di essere tutto! E’ quello di essere subito quella voce che il regista, il produttore, il direttore di teatro ti chiede in quel momento e per avere questa disponibilità cosa significa? Devi essere pronto a essere fragile, a essere leggero, a essere categorico, ad avere tutte quelle qualità necessarie per quel tipo di lavoro. Per esempio oggi ero al telefono con Oliviero Toscani il noto fotografo che mi ha diretto telefonicamente per il nuovo spot che andrà in diretta su Sky, Mediaset e Rai delle Assicurazioni Generali e un po’ alla volta siamo arrivati a quale personaggio avrei dovuto interpretare, poiché mi chiedeva l’interpretazione di un personaggio freddo e io invece sono abituato negli spot ad essere dolce, persuasivo suadente con questa voce calda, mentre lui diceva no freddo, freddo ma convincente e positivo e un po’ alla volta siamo arrivati a quella voce fredda però che comunica e che voleva lui. In “Live non è la D’Urso” gli autori mi chiedevano una voce tipo trailer americano, cioè quella voce che comunicasse un trailer però poi siamo arrivati al famoso inquisitore, ma ci siamo arrivati un po’ alla volt , allora è un po’ quello che dico ai miei ragazzi quando faccio i corsi di lettura espressiva: quando leggete il vostro testo immaginate di essere vento, acqua, aria, fuoco, immaginate di essere dei colori, colori gialli, verde, nero, bianco, immaginate degli animali .. che ritmo ha un elefante, un orso piuttosto che un serpente, una farfalla, una farfalla vola, si ferma, poi ricomincia a volare, ecco devi avere l’esperienza nel tuo corpo, nella tua immaginazione di tutte queste cose per essere subito quello che ti chiede il regista. Quindi questa è la difficoltà più grande ..essere subito quello che ti chiedono, però devi avere un’esperienza fisica ed emotiva che ti dia la possibilità di essere quello che ti viene richiesto.
Il ruolo del doppiatore non espone mai in prima persona, è un aspetto negativo nel tuo caso?
No perché io ogni tanto mi esprimo anche a teatro, sono un attore e quindi ho bisogno di esprimermi e quindi no non è assolutamente un problema, davanti al leggio per fare i doppiaggi ci vuole molta tecnica , velocità, cambio di ritmo, intonazione, stare sul personaggio, stare sul labiale del personaggio, rimanere incollato come si suol dire sul labiale quando parla, le sfumature, le stonature, le sporcature della voce, urlare, cambiare queste cose continuamente ha un senso, ha una difficoltà che poi in teatro invece non ci sono perché è tutto visivo, le vedi queste cose e quindi no non sento questa differenza, ma come ti ho detto sento il bisogno di fare teatro, come sento il bisogno di lavorare in televisione nel doppiaggio che è un lavoro quotidiano, mentre il teatro e’ un mio bisogno. A tal proposito mi stai facendo ricordare che sto preparando questo spettacolo dedicato fra l’altro proprio a Venezia con il problema dell’acqua alta che c’e’ adesso e che si chiama SOSPESI scritto da Marilisa Capuano, l’abbiamo scritto insieme ed e’ dedicato alla mia città a Venezia e quindi questo mi da la possibilità di rifare teatro con le emozioni e ne sono contento. Un attore ha bisogno di tutte queste cose, c’è chi decide di svolgere solo il ruolo del doppiaggio, ma l’attore ha bisogno di stare sul palcoscenico, di fare i suoi monologhi, di sentire i rumori del palco, di vedere la gente, le loro espressioni, il contatto visivo, la magia del buio, anche perché queste cose le porti nel testo, nel doppiaggio. Ritornando sempre a Barbara D’Urso che è una cosa attuale di successo c’è bisogno di questi momenti che tu visualizzi, che te li porti dietro dal teatro ed è quella la bellezza perché dietro al lavoro del “Live non è la D’Urso e “Pomeriggio 5” e “Domenica Live” c’è un lavoro immenso, grandissimo, pensiamo al fuoco li come personaggio l’inquisitore e il fuoco ritornando al discorso di prima degli elementi.
Da qualche tempo sei la Voce della D’Urso, la grinta della tua voce è quasi inquietante durante i suoi servizi, c’e’ tanta personalizzazione da parte tua per rendere i servizi cosi choc?
C’e’ molta personalizzazione in queste clips, in questo lavoro che abbiamo fatto con gli autori c’è il fuoco dentro come ti dicevo, c’è molto di me, la velocità, il cambio di ritmo, l’intonazione, i volumi, la suspence, l’attesa, il silenzio, la voce più scura e questa colorazione è importante perché da vita al testo.
Nella tua carriera di doppiatore è capitato di rifiutare qualche ruolo?
Si certo Valentina, ormai rifiuto i ruoli dove non ho niente da imparare, cioè mi è piaciuto all’inizio subito accettare questo lavoro di Barbara che mi ha offerto e di Ivan Roncalli l’autore dei programmi di Barbara perché mi ha dato la possibilità di fare l’inquisitore che non avevo mai fatto. Questa voce forte anche se a volte un po’ violenta. Si mi piacciono solo i ruoli che mi danno la possibilità di crescere e che non ho mai fatto e con questi servizi che mi arrivano e che doppiamo li sul momento ho poche ore prima della messa in onda. Mi spiego meglio, arrivano i giornalisti che hanno scritto il testo, mi arriva il testo nei vari colori perché hanno preso velocemente appunti, tu conosci bene questo lavoro, appunti che hanno scritto, hanno visto immagini, sono a loro venute delle idee, quindi il testo è tutto diverso, leggo il testo, do una rapida lettura prima, in tempo reale e questa lettura in tempo reale ti da la possibilità di crescere professionalmente cambiando ritmo, velocità, urlare, e dura ore questo lavoro per tutti i servizi che facciamo e tutta questa enfasi li si sviluppa tutto in tempo reale, sul posto, il live è bellissimo.
Si parla poco della professione del doppiatore, secondo te deriva dal fatto che questa figura cela delle caratteristiche particolari e difficoltose per lo sviluppo lavorativo? Oggi che vantaggi ha essere un doppiatore e come ci si prepara a questo ruolo?
Le difficoltà lo abbiamo detto anche prima ce ne sono tante, ci vuole molta tecnica nel doppiaggio, bravi nelle articolazioni, nella dizione, velocità pur mantenendo la calma, mentre, nel teatro devi essere un bravo attore con altre qualità. Certo l’esperienza umana ti da molto, di non essere freddo, ma di avere quella umanità che serve nei testi nelle letture che fai. Ecco i ragazzini di oggi ce ne sono tanti bravi, veramente bravi, chiaro che sono giovani quindi manca l’esperienza della vita ma poi arriva se tu hai capacità di acquisire tutte le informazioni che la vita ti da quotidianamente e metti tutte queste informazioni nel tuo lavoro, osservando la quotidianità. Oggi ci sono nomi noti nel settore come Luca Ward, Pannofino e Roberto Pedicini, ed è abbastanza conosciuto solo chi rimane dietro le quinte, una voce che si ascolta.
Quale il settore ancora non raggiunto dove vorresti prestare la tua voce
Ce ne sono tanti di settori ai quali dare la mia voce e stanno arrivando, adesso stanno arrivando tante cose belle, sono forse nel momento più bello della mia carriera, sono felice perché sto scoprendo tante strade, anche questa visibilità, tanta che mi ha dato Barbara (sembrerà scontato) mi ha aperto tantissime strade, perché sai il doppiatore come sono io di documentari, soprattutto, non ti danno quella visibilità come un volto famoso che ti tira, ti traina come è accaduto con Barbara. Ecco che tutti ti vogliono, ti cercano, ti chiamano. Ecco che se hai delle qualità vai avanti, se non ce le hai è chiaro che ti bruci velocemente . A me interessava che si potesse vedere che qualcosina ce l’ho e quindi con molta umiltà e semplicità voglio far vedere che so fare delle cose e che ho qualcosa da dire, solo questo.
Come definiresti in due parole la tua voce?
Ecco io la definirei in una sola parola arcobaleno, tanti colori, tanti animali, tanti elementi. Voglio essere un po’ acqua, vento, fuoco un po’ terra. Avere dentro tutte queste visioni, avere una grande immaginazione ti da la possibilità di avere tanti colori e sopratutto la frase che mi accompagna da tanti anni e’ questa: “essere vero come il gioco di un bambino”. Il bambino quando gioca non gioca per scherzo ma gioca davvero ed è davvero tutto se stesso in quello che fa, è su quel gioco con la sua testa. Quindi mi definisco “arcobaleno, vero come il gioco di un bambino”.