DITUTTO. Intervista Esclusiva alla pittrice ESTER CAMPESE: “A volte dipingo di notte, dove tutto si ferma, e aleggia un silenzio che amo”

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di Patrizia Faiello

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Oggi lo spazio di DiTutto, riservato alle interviste esclusive, è dedicato alla pittrice di fama internazionale Ester Campese in arte Campey.

Accostata spesso all’impressionismo e molto apprezzata sia dal grande pubblico che dagli addetti ai lavori, la dolcissima Ester Campese è stata definita l’artista delle donne, dal fatto che il suo soggetto prediletto è a tema femminile, ma l’artista ha anche prodotto una serie di quadri dedicati all’astratto, altra disciplina che l’ha contraddistinta, tanto da far scegliere per una mostra a Londra nel 2015 uno dei suoi quadri pubblicati sul Wall Street International come cover della mostra “Exhibit – The ItalianContemporary Art, in rappresentanza dei sedici artisti italiani in mostra.

Tra le principali note critiche ricevute da Ester Campese si menzionano quelle del giornalista e critico d’arte Prof. Paolo Levi, del Prof. Vittorio Sgarbi, del Dott. Renato Manera Vice Presidente del Museo Canova, della giornalista e critica d’arte Dott.ssa Elena Gollini, della storica d’arte Dott.ssa Adriana Conconi Fedrigolli, della storica e critica d’arte dott.ssa Loredana Finicelli e la critica d’arte Azzurra Immediato.

Buona lettura!

 

Come ti sei avvicinata alla pittura?

Devo dire che è stato qualcosa di molto naturale, potrei quasi affermare che è stata la pittura che si è avvinata a me ed io ho solo accolto e attraversato con gioia questo percorso che mi accompagna fin da piccola. Oggi per me la pittura è qualcosa di irrinunciabile. Sono sempre stata una persona curiosa, nel senso positivo del termine, che si stupisce ancora oggi delle cose che mi attorniano destando in me quella sana curiosità. Questo fa si che percepisca il mondo con un occhio differente. La pittura è per me come un linguaggio naturale che mi ha permesso di esprimermi su un piano diverso rispetto alla parola, ma sempre instaurando un dialogo con chi guarda ed “ascolta” i miei dipinti e li acquista per averli presso di sé, avendoli compresi ed amati.

Chi sono i tuoi maestri e gli artisti, che consideri vicini a te?

Mi sono ispirata nel passato a diversi grandi artisti, evolvendo poi nel tempo una mia individuale proprietà espressiva che mi dicono essere cifra stilistica riconoscibile. Oggi più che ispirami a qualcuno lascio fluire le mie emozioni e provo ad esprimerle attraverso la tela ed il colore.Nel tempo fra l’altro ho anche cambiato i soggetti che ritraggo. Sono partita dall’astratto attingendo alla dimensione più onirica e surreale e dal colore. Come non rifarmi dunque ai due grandi Maestri di queste discipline come Vasilij Kandinskij che fu il precursore dell’astrattismo o come Joan Miró esponente del surrealismo. Diversi miei dipinti sono un omaggio a loro e vanno a comporre una mia collezione dedicata proprio agli astratti. Ho anche apprezzato moltissimo Alberto Burri che seppe rappresentare il periodo della guerra con materiali “bruciati” o il legno, le crete , le corde, la juta etc. Ha saputo esprimere le emozioni attraverso le sue forme astratte amebiche o reticolari o ancora composite con l’uso dei diversi materiali a volte anche sovrapposti e legati da semplice vinavil su tela.Inizialmente mi sono fatta ispirare dunque da tutti loro usando il colore e materiali in accostamenti, se vuoi, azzardati che reggevano però nella composizione complessiva, raggiungendo il mio scopo comunicativo e rappresentando più la parte emozionale che formale. Per questo sono stata definita, nella prime critiche, una pittrice “colorista e polimaterica”

Da 18 anni vivi a Roma, città carica di storia e memoria. Quanto questo luogo ha inciso sulla definizione dei tuoi immaginari?

Non molto in vero. I miei dipinti non sono legati ad un territorio, ed anche se ritraggo un paesaggio questo non è volutamente collocabile in un luogo specifico. Come nelle altre forme di pittura figurativa che utilizzo, in genere amo solo dare uno spunto e lasciare all’interlocutore la possibilità di personalizzare, attraverso la sua fantasia, quanto fornisco nel quadro solo come “incipit”.

Quali le altre fonti di ispirazione? Letterarie, cinematografiche, musicali…

Non mi ispiro a queste fonti, forse la musica può farmi da sottofondo. Ma per me la pittura è come una preghiera e quindi sono molto concertata ed immersa in ciò che sto facendo in quel momento. In genere dipingo in un religioso silenzio o al massimo con una qualche musica davvero molto soft come un mantra tipo “Om mani padmehum”. A volte dipingo di notte, dove tutto si ferma, e aleggia un silenzio che amo.

Come nasce una tua opera? La tua è una pittura lenta o veloce?

Come dicevo mi ispiro dall’osservazione del mondo che percepisco “differentemente” da occhi più distratti. Quindi la mia fonte di ispirazione è il mondo, ma colgo un’espressione di una donna, di un bimbo, un gesto o un colore. E’ questo ciò che mi cattura e fa si che nasca un’emozione che desidero poi fermare attraverso la tela. La mia pittura è per questo motivo lenta. Amo meditarla e dipingo solo quando mi sento ispirata. Ripercorro nell’atto del dipingere quella emozione che vivo così fino in fondo.

 

Cosa significa fare pittura oggi?

Purtroppo nei tempi attuali non è un gran bel mondo quello della pittura, soprattutto per chi si approccia ai suoi esordi. Lo vedo spostato più sul commercio che sull’arte “pura”. Poco si fa a livello istituzionale, poche sono le iniziative valide e le committenze di livello. Mentre molti sono gli “affaristi” ed i “mercanti d’arte”. Molta, troppa offerta, a volte di “scarsa qualità” riconducibile ad un dilettantismo, piuttosto che un professionismo consolidato. Frequentando questo mondo da molti anni ho imparato a selezionare tantissimo ciò che faccio e dove espongo e lo faccio solo con persone di cui mi fido e che stimo e talvolta a cui sono legata anche da amicizia.

E cosa pensi della pittura italiana contemporanea?

Il nostro contemporaneo, esprime purtroppo spesso artisti del mordi e fuggi, del tutto e subito. Come detto, invece io amo dare i tempi giusti alle cose. Gustare e far gustare i momenti anche dell’attesa, trasferire agli altri il gusto della scoperta e poi l’umiltà dello studio di provare e riprovare, di sbagliare e correggersi. Nei “neo artisti” lo vedo sempre meno questo atteggiamento di umiltà e paziente crescita artistica. Ci sono però per fortuna molte eccezioni che riequilibrano lo status generale.

Prossimi eventi in programma?

Ho un paio di mostre a Roma. Tra qualche settimana in Via Margutta  esporrò due dipinti della collezione “Le donne di Campey”. Il direttore artistico è una persona che stimo molto per preparazione e serietà ed è una cara amica da tempo. A fine maggio parteciperò ad un’altra mostra a Palazzo Ferrajoli. Entrambe sono due collettive, ma sto pensando alla mia personale, il cui tema è a cavallo delle donne, come dicevamo prima, soggetto a me caro, e dei bimbi. Poi sono a Barcellona per un premio internazionale che prevede una tappa anche a Parigi in maggio.

 

 

 

 

 

 

 

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