DITUTTO. Intervista Esclusiva alla band pugliese de I PAIPERS: “Il nostro sogno? Suonare negli U.S.A”

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A Pasquetta la band sarà nel Salento
per un concerto al Mahja di Torre Suda

 

Di Patrizia Faiello

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Oggi DiTutto vi propone l’intervista esclusiva ai “Paipers” band pugliese di beat italiano anni ‘60.

La band prende il nome dal “Piper” lo storico club di Roma, che dalla seconda metà degli anni Sessanta, apportò una vera e propria rivoluzione sociale, cambiando il modo in cui i giovani trascorrevano pomeriggi e serate.

Fu proprio all’interno del Piper che i primi liveebbero inizio e questa modalità, in cui si poteva fruire della musica dal vivo tra i ragazzi era molto amata. Pista di lancio per molti artisti da Caterina Caselli a Patty Pravo oall’Equipe 84 solo per citarne qualcuno.

I Paipersnon sono una semplice cover band ma un vero e proprio spettacolo infatti durante le loro esibizioni oltre alla musica anche il loro abbigliamento fa riferimento agli anni ‘60.

Dopo una lunga serie di concerti in tutta Italia nel 2011 I Paipersapprodano anche a SHARMEL SHEIKH (Egitto)  per un minitour di una settimana.

Per la band pugliese il destino non può riservare soddisfazioni migliori che aprire qualche anno fa proprio il concerto di Patty Pravo ovvero della Regina del Piper Club. Buona lettura!

 

Come nasce l’idea di formare  la Paipers band?

Nasce da una scommessa. Facevamo i DJ in un locale di Trani che si chiamava Korova e il proprietario Pino, a fine serata, passava in consolle e selezionava tutta musica anni ‘60. Per il compleanno del locale mettemmo su questa band e preparammo una scaletta con questi brani. Dovevamo fare un solo ed unico concerto per quell’occasione, invece…

La vostra originalità fa dei Paipers una della band più ricercate in Italia. Vi aspettavate un così grande riscontro da parte del pubblico?

Cerchiamo di farci voler bene dal pubblico che viene a vedere i nostri concerti creando un’empatia con le persone presenti. Il pubblico è sempre spalla e parte fondamentale delle nostre esibizioni, abbiamo bisogno del calore e del loro affetto, è la nostra benzina! Il nostro più grande successo e riscontro è aver conosciuto e continuare a conoscere una miriade di persone che con il tempo si sono trasformate in belle amicizie. Quando offri spensieratezza e divertimento è facile che tutto ciò accada. Per noi il successo è questo.

Nei vostri live cosa volete trasmettere?

La nostra originalità è data dalla conoscenza e dalla passione che abbiamo per la musica degli anni ‘60, questo comporta molto lavoro e molto studio. Di conseguenza tutto quello che proponiamo nell’interpretare una band anni ‘60 risulta abbastanza credibile e divertente perché la nostra prerogativa nei concerti è quella di divertirci e far divertire. Dopo i nostri live la gente che viene a vederci è sempre molto contenta.

Dopo anni intensi di concerti  in giro per l’Italia qual è il consiglio che vi sentite di dare ad altre band che si avvicinano oggi al mondo della musica?

Fate qualcosa che vi piace prima di tutto, la passione é una marcia in più, il turbo per il vostro percorso. Poi non pensate solo alla musica, proponete un concept fatto di note, immagini, video e abbigliamento. Quando siamo andati dal vivo a vedere gli Arcade Fire abbiamo notato che anche i backliner o i cameraman erano vestiti a tema con la band, nulla era lasciato al caso, loro, come ha fatto Bowie, curano anche altri aspetti paralleli alla proposta musicale.

Quali sono state le esperienze più interessanti  e diverse allo stesso tempo che nel vostro percorso artistico avete fatto?

Due su tutte, il nostro concerto a Londra al Cafè 1001. Uno dei posti più cool della capitale londinese, su Brick Lane. È stata un’esperienza indimenticabile che ci ha dato consapevolezza e ci ha spronato ulteriormente facendoci capire che eravamo sulla strada giusta. L’altra esperienza è stata quella relativa ad un evento privato per un grande marchio, fatto a Milano. Immaginate, terrazza di un hotel a 5 stelle, cena preparata da degli chef stellati e, mentre stiamo suonando, compare Gerry Scotti che ci fa un cenno di approvazione. A fine concerto è voluto venire nel nostro camerino per complimentarsi con noi di persona. Un’esperienza da raccontare ai nostri nipoti!

Cosa avete provato quando avete ricevuto l’invito di aprire il concerto di Patty Pravo ad Anagni?

È stato tutto così surreale che abbiamo realizzato quello che stava accadendo solo quando abbiamo visto da vicino Patty Pravo. Abbiamo suonato con tutti gli strumenti della sua band e la piazza ci ha trasmesso tanto calore. Poi sul palco è salita lei e vederla esibirsi da dietro le quinte è stato un privilegio di cui andiamo orgogliosi. Ci ha fatto capire che cosa è stata e ancora è per la musica italiana.

Sappiamo che a Pasquetta sarete nel Salento per un concerto al Mahja? Potete darci delle anticipazioni? 

Non vediamo l’ora perché sarà la prima delle date di quest’anno dello show che proponiamo per le piazze. Ci saranno 5 elementi sul palco, un bellissimo piano colorato, gli amplificatori vintage e le immagini dei filmati anni 60 saranno proiettati a sincrono con la musica che suoneremo. Un evento imperdibile!

Quali sono i vostri obiettivi futuri?

Continuare a portare in giro la musica e l’atmosfera degli anni ‘60, cercando di nuovo di varcare i confini dell’Italia. Abbiamo un sogno, suonare negli Stati Uniti, con il duro lavoro siamo certi che riusciremo prima o poi a raggiungere questo obiettivo.

 

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