Non vanno bene queste interviste, poche informazioni e tante bastonate concettuali…
Perché lei non ha scelto per il meglio ma s’è accontentato di protervi affabulatori, vaghi nelle parole quanto nelle figure delle loro pitture… ! Mi chiami pure Maestro, per certo lo sarò di più del Da Vinci. Veda, Raffaello Sanzio ad esempio, tutto ciò che ha imparato sull’arte lo deve a me, e l’ha per giunta fatto mentre dipingevo, che è risaputo non fosse la mia arte, e che ho fatto solo per educare Leonardo a non disdegnare la scultura. Ho fatto sempre scuola a tutti e in materia d’arte il mio giudizio conta più di altri.
Sono spiazzato Maestro Buonarroti, non so cosa domandarle. Che cosa è per lei l’arte?
Quello che per lei non è il giornalismo. La mia domestica è molto più abile nel porre quesiti e fa meno fatica di lei a parlarmi. Il “matto” ci aveva inconsapevolmente preso, lei spreca tempo e io non ascolto chiacchiere.
Mi fraintende, non voglio litigare col grande Michelangelo…
Intenzione lodevole ma priva di senso. Mi spieghi, perché disperde il suo talento?
Ancora! Insistete pure voi su questo punto!?!
Gesù Cristo, del quale porta il nome, non ci penserebbe due volte a mandarvi all’inferno per la sua ignavia molesta. Faremo a modo mio: domande e risposte spetteranno solo a me, così lei capirà di più d’ interviste, d’arte e spero, di vita.
Non mi resta alternativa, accetto le sue regole.
Il mio lavoro è stato un’esigenza spirituale e per questo non ho mai realizzato un’opera “povera”, nemmeno a comando. Anche se dipingere non è stato il mio mestiere, ho fatto in modo che lo diventasse, e quando Giulio II mi chiese un affresco io gli diedi un miracolo, nonostante la Volta mi indisponesse. L’arte non è una questione di appropriati ornamenti, non è matematica o politica e neanche bellezza, forse. È qualcosa di te, idea o sentimento che vuol diventare colore, bronzo e sopratutto marmo. Voi vi state alimentando con la vostra inerzia per coltivare una vana illusione di vita…
Questa è un’affermazione oscura e ingarbugliata Maestro…
Ma perché portano gli orbi a giudicare il mio lavoro? …L’amore si può esprimere in tanti modi; il linguaggio del sangue non è mai freddo e indifferente, è patimento o rapimento, o entrambi. Il Signore ci fece così con un proposito, come fa spesso, a me diede il potere di creare e dar vita ma solo con le mani. Egli creò l’uomo per amarlo e non per vergognarsene e le nostre attività devono avvicinarsi alla gloria dell’operato di Dio, per rendergli il giusto merito per il dono della vita. Cosa è mai allora un’artista se non un servo? E il nostro peggior padrone non è chi ci paga, ma la nostra inclinazione, ed è per servire quella che serviamo gli altri. Questa padrona sincera, che ora è in lei, l’ha abbandonata? Non la sente che è lì, che la spinge a fare, mentre lei ascolta il suo orgoglio, il proprietario a scadenza di tutte le azioni. La mia idea è che il suo male, l’uomo l’ha preso da sé stesso, e non da Dio, e per questo se ne vada adesso, o crede che il suo lavoro sia finito?
Christian Imbriani