Torino, 10 settembre 2018 – Negli ultimi 12 mesi, ben due italiani su tre (66%) hanno cercato sul web informazioni sulla propria salute o quella di un familiare.
È il dato che emerge dall’ultima ricerca dell’Osservatorio di Reale Mutua dedicato al welfare1, che ha effettuato un’ampia indagine sulla propensione dei connazionali all’utilizzo della rete e della tecnologia in campo sanitario e nella gestione del proprio benessere psicofisico.
Dottor Web. Secondo il report, gli italiani si rivolgono al web in primo luogo per cercare informazioni e consigli di autodiagnosi e per capire come affrontare una determinata patologia (66%), ma anche per ottenere indicazioni sull’utilizzo di farmaci (41%), sulle misure da adottare per prevenire l’insorgere di determinate problematiche (28%) e per informarsi sull’impiego di integratori alimentari nella propria dieta (24%).
Non solo: 1 italiano su 5 (19%) pensa addirittura che, in futuro, blog, forum e siti Internet, spesso a cura di professionisti, potranno arrivare a sostituire in buona parte la figura del medico più tradizionale.
Sanità a tutto digital. Ma, naturalmente, il discorso non si limita all’utilizzo dei motori di ricerca. Gli italiani vedono infatti di buon occhio la sanità digitale e i vantaggi che può apportare.
Tra i servizi ritenuti più utili, la possibilità di prenotare esami e visite specialistiche online (59%). Seguono la possibilità di consultare referti medici e altri documenti clinici direttamente dal proprio pc o smartphone (48%) e, per una quota analoga, quella di comunicare con i medici. Un’attenzione particolare viene riposta anche sulla telemedicina (47%), considerata un valido supporto soprattutto in caso di familiari non autosufficienti.
Il vantaggio maggiore? Per il 52% la comodità, intesa soprattutto come risparmio di tempo che risulta dal non dover fare code o doversi recare nella sede. A fronte di questo, tuttavia, gli italiani hanno individuato anche possibili svantaggi: il limite principale è l’esclusione degli utenti che non padroneggiano il digitale (45%), mentre uno su cinque lamenta l’assenza del contatto personale con professionisti e addetti in grado di dare istruzioni o risolvere problemi specifici.
Capitolo app e wearable. Ovvero: dispositivi indossabili, come bracciali o orologi, che permettono di monitorare il proprio stato di salute.
A riguardo, gli italiani si dimostrano ancora una volta aperti all’innovazione: più di uno su due (55%), infatti, li considera un valido alleato del proprio benessere e si dice propenso ad utilizzarli. Di questi, il 47% li utilizzerebbe per monitorare i parametri vitali e fisici (come ad esempio, pressione, frequenza cardiaca), anche a scopo preventivo.
Per il 37%, invece, la loro utilità risiede nel supportare lo svolgimento di un’attività fisica corretta e quindi di contrastare la sedentarietà, mentre il 27% li userebbe come promemoria per l’assunzione di farmaci.
Non tutti però sono d’accordo, tanto che permane un 45% piuttosto diffidente a riguardo. Le ragioni? Uno su tre (34%) li considera una spesa non necessaria, il 25% dichiara di non avere la costanza necessaria per utilizzarli in modo corretto, mentre il 24% non li ritiene affidabili, preferendo rivolgersi direttamente a un medico.
“Noi di Reale Mutua vediamo positivamente l’avvento della tecnologia in campo medico e sanitario” – commenta Michele Quaglia, Direttore Commerciale e Brand di Gruppo. “Siamo lieti che anche i nostri connazionali riconoscano il potenziale dell’innovazione applicata in questo settore, riconoscendo le migliorie che può apportare senza però andare a sostituire il ruolo del professionista. La nostra Compagnia, in tal senso, pone particolare attenzione a due servizi che l’innovazione ha portato e che abbiamo sviluppato per i nostri clienti: la telemedicina, soprattutto per pazienti non autosufficienti, e le applicazioni per la prevenzione, soprattutto contro la sedentarietà”.
1 Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora su un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età, sesso ed area geografica.