La pubblicazione di un album in tutto il mondo è un momento speciale per qualsiasi artista, ma quando sei un artista cresciuto nel remoto Nord del Ghana senza scuola, governando bestiame, costruendo da solo i tuoi strumenti e imparando a cantare da autodidatta, allora questa uscita internazionale, l’aver trovato un riconoscimento e un pubblico per la tua musica, acquista un valore ancor più profondo.
È il caso di Guy One, originario della zona rurale intorno a Bolgatanga nel Ghana settentrionale, di etnia Frafra, che pubblica il suo nuovo album, e prima release internazionale, intitolata # 1 e che sta ricevendo un’ottima accoglienza da parta della stampa e nei dancefloor di mezza Europa. Con # 1 la local music vuole conquistare il Mondo. MOJO gli assegna 4 stelle, mentre per UNCUT, che gli dà un bel 7, è “un ventata di freschezza sull’Afrofunk, dal Ghana via Berlino”.
# 1 non è world music, la musica di Guy One è local music. Più semplicemente Frafra music, dal nome della sua etnia, uno stile che trae le sue origini da una piccola zona rurale del Ghana al confine con il Burkina Faso.
# 1 è frutto di una collaborazione tra Berlino e Bolgatanga, nato grazie all’iniziativa e all’intuizione di Max Weissenfeldt, musicista, produttore e A&R dell’etichetta Philophon Records da lui stesso creata, già membro fondatore di The Poets Of Rhythm e Withefield Brothers, musicista che ha dato un contribuito importante a Locked Down, l’album di Dr. John vincitore di ben tre Grammy nel 2012, e a Ultraviolence di Lana Del Rey, entrambi prodotti da Dan Auerbach dei Black Keys, che è un super-fan di Weissenfeldt.
# 1 è un album radicato nella tradizione tanto quanto nel contemporaneo e il contrasto si amalgama in un tessuto di suoni, e se si pensa al fatto che il tradizionalismo della musica Frafra ha un’energia ancora tutta da scoprire allora i risultati sono ancora più potenti. Cori femminili, tromba, organo, basso, batteria, sintetizzatore, vibrafono, sassofono e pianoforte, l’album è pieno di strumenti quanto di idee e innovazione. Il suo perfetto posizionamento tra passato e presente, e nel prendere quella via di mezzo e lanciarsi in un territorio completamente nuovo, è sufficiente a sfuggire completamente le definizioni di ciò che questa musica può essere se non quella di un album che suona moderno e contemporaneo, assolutamente in linea con i nostri tempi.
Un album che vede la partecipazione niente di meno che di una icona del free-jazz tedesco come Peter Brötzmann, motivo in più per parlare di ”Frafra Music Made in Germany”, come risponde Weissenfeldt se costretto a dare un’etichetta. Un album che fotografa il viaggio di un artista, quello personale, geografico, fisico e interiore perché in fondo # 1 è il suono di un uomo, di una cultura, di una comunità. Un suono capace di catturare il senso della vita con una vivacità che raramente si percepisce su disco come lo si percepisce in questo.
Il primo brano si apre con il brusio di Bolgatanga in sottofondo e si ascolta la madre di Guy One esultare mentre suo figlio è immerso nel ritmo del Kologo, con il flauto che volteggia sopra una scoppiettante coreografia di percussioni. Partendo da qui il disco irrompe nella vita, ed è come se una porta si aprisse verso un mondo musicale sconosciuto in precedenza…
GUY ONE è figlio di un agricoltore ed è nato nel 1972 a Nyariga, un villaggio di grandi case di creta nel mezzo di campi di miglio e pascoli nella savana dell’estremo Nord del Ghana. Abane, così veniva chiamato prima che venisse scoperto il suo talento come cantante, alleva mucche e capre e lavora nei campi. Non va mai a scuola – anche perché la scuola non esiste nel suo villaggio. Abane si forgia nelle storie dei suoi antenati, si costruisce uno strumento a corda singola e inizia a cantare. Canta di quegli antenati, del villaggio, dei problemi quotidiani, dispensa consigli, risolve le controversie mostrando saggezza nelle sue canzoni ed improvvisamente lo si comincia a chiamare Guy One, perché la sua voce e il suo messaggio sono più convincenti di quelle degli altri cantanti. A 20 anni diventa maestro del Kologo, un originale banjo a due corde, e la sua fama arriva nei villaggi circostanti. Nessun matrimonio, nessun battesimo, nessuna sepoltura viene svolta a Nyariga, Namoo, Sambolgu e nei villaggi Frafra del Burkina Faso, senza che sia presente Guy One.
Quando il padre muore, si trasferisce a Bolgatanga, la metropoli economica della regione. Intorno ai 30 anni incide il primo album che ottiene subito un grande successo. Le comunità Frafra che si sono stabilite nelle grandi città del Ghana meridionale si innamorano di lui. Va in tour in tutto il paese e produce un album dopo l’altro. Costruisce una casa, manda i suoi figli a scuola, apre un negozio di dischi e alla fine del 2012 vince il “Ghana Music Award” come miglior musicista tradizionale. Ormai Guy One appare in televisione in tutto il paese e con i soldi del premio compra la sua prima auto.
L’incontro con il batterista e produttore Max Weissenfeldt risale al 2010. Tra i due inizia subito una collaborazione basata unicamente sull’intuizione musicale, senza nessuna comunicazione verbale possibile a causa delle barriere linguistiche. Nel dicembre 2013 Guy One esce per la prima volta dal Ghana. Nell’estate del 2015 è in tour con Polyversal Souls, la band di Weissenfeldt (era ospite nella traccia di apertura dell’album “Invisible Joy”) con cui si esibisce al Festival di Roskilde in Danimarca davanti a migliaia di persone e a fine anno pubblica il primo 7” a suo nome per la Philophon Records. Dalla primavera del 2016, ancora insieme ai Polyversal Souls e alla cantante Frafra Florence Adooni, partecipa ad un lungo tour che prende il via in Africa occidentale (Nigeria, Benin, Togo, Ghana and Costa d’Avorio) e prosegue in Germania, Polonia, Inghilterra, Paesi Bassi e Danimarca. Tra una data e l’altra del tour vengono ultimate le registrazioni di # 1.
La cooperazione tra Guy One e Max Weissenfeldt è stata in parte finanziata dalla Fondazione Culturale Federale della Germania e realizzata in collaborazione con l’associazione Benkadi e.V.
VIDEO: This is Bolga! Part 1: Guy One https://youtu.be/It_9jdxbZw4
Polyversal Souls – Yelle Be Bobre (feat. Guy One) https://youtu.be/4A-QNxLXIRA
WEB: Guy One su Facebook: https://www.facebook.com/guy.one.bolga
Guy One su Bandcamp: https://guyone.bandcamp.com/
Philophon Records: http://philophon.com
Artista: Guy One
- Titolo: # 1
- Etichetta: Philophon Records
- Album Release: 26.01.2018
- Formati: LP / CD
- Prodotto da Max Weissenfeldt e Benjamin Spitzmüller al Blütenring Studios / Berlino per Philophon e.K.
- Composto da Guy One, Max Weissenfeldt e Benjamin Spitzmüller
- Arrangiamenti fiati e sezione ritmica e direzione musicale: Max Weissenfeldt
- Realizzazione tecnica: Benjamin Spitzmüller
- Edizioni: Edition Mavawe / Budde Music Publishing GmbH
La cooperazione tra Guy One e Max Weissenfeldt è stata in parte finanziata dalla Fondazione Culturale Federale della Germania e realizzata in collaborazione con l’associazione Benkadi e.V.
Produzione esecutiva: Max Weissenfeldt
PO’ORE YE LA BE DE GETA GUREGO (Instrumental) (3:09)
(SE NON HAI SPINA DORSALE NON PUOI CAMMINARE)
E’ la canzone che apre l’album: siamo a Bongo Road nel villaggio di Bolgatanga. Guy One è seduto all’ombra della sua casa, suona al Kologo le melodie che gli passano per la testa. In sottofondo si può sentire sua madre gioire. L’Armattano (vento secco e polveroso che soffia da nordest verso ovest) e i venti caldi del Sahara fanno vibrare l’atmosfera.
Guy One: Vocals, Kologo Bastian Duncker: Flute Claudio Jolowicz: flute
Benjamin Spitzmüller: percussion Max Weissenfeldt: drums, percussion
BANGERE TOMME? (6:09)
(CHISSÀ DOMANI?)
Qui Guy One è catapultato da Bongo Road direttamente sul palco del festival di Roskilde dove in migliaia lo acclamano. Mc Messi, il presentatore di Radio Zuarungo, la radio Frafra, lo introduce con il soprannome di “Secondo Gesù”. Lui non ha scelto questo nome, ma ci si è affezionato. Dopo il tema iniziale, Guy One canta in nome degli antenati del suo villaggio ringraziandoli per quello che gli hanno dato e per quello che continuano a dargli. Non si può avere una sola risposta per quello che potrebbe accadere domani. “Anche se hai mille cavalli a guidare la tua carrozza non potrai mai avere la risposta alla domanda: ‘Cosa accadrà domani?'”.
Guy One: Vocals, Kologo Asibi Ayinne: Choir Adumbire Abiko: Choir
Lizzy Amaliyenga: Choir Florence Adooni: Choir Johannes Böhmer: Trumpet
Jason Liebert: Slide fanfare Uli Kempendorff: Tenorsaxophon Claudio Jolowicz: Tenorsaxophone
Bastian Duncker: Baritone Saxophone Fabiano Lima: percussion
Max Weissenfeldt: drums, bass, organ, percussion
ETE SONGO (3:39)
(BUONE AZIONI)
Con questa canzone Guy One commemora suo padre. Raccontando come la sua integrità abbia aiutato a tenere il villaggio unito. Attraverso la reputazione di suo padre lui stesso gode del rispetto del villaggio. Ma dalla morte di suo padre ha capito che ora è lui responsabile per la sua reputazione.
Guy One: Vocals, Kologo Asibi Ayinne: Choir Adumbire Abiko: Choir
Lizzy Amaliyenga: Choir Florence Adooni: Choir Johannes Böhmer: Trumpet
Jason Liebert: Slide fanfare Uli Kempendorff: Tenorsaxophon Claudio Jolowicz: tenor saxophone, flute Bastian Duncker: baritone saxophone, flute Max Weissenfeldt: drums, bass, organ, percussion
N’YELLA BE BOBERE? (4:20)
(DOVE VADO?)
“Dove andrò quando ho solo lavorato per tutta la vita?” è la domanda che Guy One pone sia ai mussulmani sia ai cristiani. Entrambi rispondono che solo dopo la morte potranno sapere realmente cosa sarà di lui e questo lo irrita. “Se entrambi dicono che solo loro sono nel giusto, ambedue potrebbero sbagliare”. Pensa questo e ha fede nei suoi antenati.
Guy One: Vocals, Kologo Bastian Duncker: Flute Claudio Jolowicz: flute
Max Weissenfeldt: drums, bass, organ, percussion
EVERYTHING YOU DO, YOU DO FOR YOURSELF (4:24)
(SE FAI BENE, LO FAI PER TE STESSO. SE FAI MALE, LO FAI PER TE STESSO)
Per la prima volta Guy One fa uso della lingua inglese.
Guy One: Vocals, Kologo Bastian Duncker: Flute Fabiano Lima: percussion
Max Weissenfeldt: drums, bass, organ, Extra-Voice, percussion