Pupi di Surfaro. “Nemo profeta” è l’album che simboleggia l’ultima trasformazione del progetto musicale

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Un disco di rottura, senza orpelli, che affronta l’impossibilità di trovare una verità assoluta e che condanna i falsi profeti

“Nemo Profeta” è uno slogan contro la verità. Contro la verità di chi ha bisogno della verità. Di chi dalla verità dipende, per manipolare o per essere manipolato.

“Nemo Profeta” è un colpo di stato. Un atto insurrezionale. Un tentativo di sovvertire tutte le strutture e le sovrastrutture che sorreggono la società post-colonialista.

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“Nemo Profeta” è l’ultima trasformazione del progetto Pupi-di-Surfaro. L’ennesima.

«Abbandoniamo la forma, l’estetica del folk. Ne manteniamo e ne esaltiamo l’anima. Rinunciando agli strumenti e gli stilemi della musica popolare tradizionale, acquisiamo una maggiore consapevolezza delle nostre radici culturali. Attraverso un viaggio fatto di sperimentazione, contaminazione, evocazioni e nette prese di posizione, approdiamo ad un prodotto moderno, dove le forti tinte rivelano spiccatamente il nostro carattere. La commistione di suoni e rumori, antico e moderno, acustico ed elettronico dichiarano la nostra intenzione cosmopolita e metropolitana». Pupi di Surfaro

 «Giuro di dire la vanità, tutt’altro che la verità».

«Difficile definire il sound del nuovo disco. Noi ci abbiamo messo tutto quello che abbiamo e tutti possono trovaci quello che vogliono. Folk/Elettro/Rock potrebbe essere, a nostro avviso, un’etichetta capace di contenere una buona percentuale di tutto quello che il disco promette di essere. Elemento centrale è il testo e l’uso della parola pregnante, originale, graffiante, ironica, spregiudicata, cattiva, dissacrante, provocatoria. L’uso del dialetto, prettamente siciliano, che però, prontamente si apre a contaminazioni della lingua italiana, ma anche inglese, americana, oppure del mandingo-senegalese (di Jali Diabate in “’Gnanzou”) e addirittura sardo-ligure (in “Ruzaju” di Andrea Parodi), si apre ad uno scenario decisamente World-Music. La parola d’ordine è: Confondere. La scommessa è: sorprendere. Il rischio è: piacere troppo all’ascoltatore superficiale e distratto». Pupi di Surfaro

TRACK BY TRACK

 1)  LI ME’ PAROLI. Il primo singolo. È un brano schierato, di parte che lancia il messaggio de non aderire a quegli ideali di mediocrità, di banalità, di identicità, che la società moderna ci vuole imporre.

2) QUANNU DIU FICI A TIA… Questo brano nasce come uno studio ed un omaggio all’opera di Bernardino Giuliana (poeta della Sicilia).

3) KICKING THE DONKEY STYLE. Sancisce la bella amicizia che lega il nostro progetto a Davide Urso dei Beddi. È unesperimento linguistico sulla lingua inglese accostata onomatopeicamente al suono del marranzano (schiacciapensieri).

4) ‘GNANZOU. Con la collaborazione straordinaria del musicista senegalese Jali Diabate. È il verso della “Cialoma”, il canto che accompagnava e guidava la pesca del tonno rosso nelle tonnare della Sicilia, quella che viene chiamata la “Mattanza”. Un brano che tratta il tanto delicato tema dell’immigrazione e delle stragi nelle acque del Mediterraneo.

5) RUZAJU. È l’unica cover del disco. Un brano di Andrea Parodi, grande interprete della terra e il mare di Sardegna.

6) SOLDATINO. La follia della guerra, in questo brano, è trattata con estrema semplicità intellettuale ed emotiva. Rievocando uno schema di canti fanciulleschi molto ricorrente nella tradizione popolare, ironicamente è affrontato un tema tanto scabroso e delicato.

7) PER AMORE, PER LA LIBERTÀ. Una ballad in italiano, scritta insieme al musicista, arrangiatore del disco, Aldo Giordano. Un brano che racconta la guerra dal punto di vista di decide di ribellarsi alla guerra, all’invasore… e combatte per resistere… per la libertà.

8) L’ARCA DI MOSÈ. Con la parte introduttiva scritta da Rosario Palazzolo. Un brano dall’atmosfera surreale. Citando alcuni brani della Genesi, racconta un’umanità fragile ed imperfetta.

9) SOFFIO DELL’ANIMA. Il brano che chiude l’album è una preghiera e una dedica. È un’apertura verso una dimensione più alta, spirituale.

Il disco è stato arrangiato, registrato e mixato da Aldo Giordano.

 

BIO

I Pupi di Surfaro nascono un decennio fa, spontaneamente, come i fiori di campo. Per la voglia di divertirsi, di suonare. Con la particolare intenzione di riscoprire la musica popolare siciliana e del sud Italia. Di scoprire le radici del folk. Subito, ci si rende conto, che il progetto è molto più complesso di una semplice rispolveratina di vecchie canzoni per far divertire e ballare la gente. L’impegno sociale, storico e politico è sempre stato imprescindibile nel percorso artistico della band. La sperimentazione, la chiave del progetto. Nel 2010 partecipano all’XI Festival della Nuova Canzone Siciliana. Vengono subito apprezzati dal pubblico e dagli addetti ai lavori. Aprono i concerti dei Modena City Ramblers in Sicilia. Suonano sui palchi del Taranta Sicily Fest, Forum Antimafia a Cinisi, Maggio Sermonetano, BasulaFest, Carovana Antimafia, MedFest, Festival dello Scorpione a Taranto, Milano Expò, Milano Ex Polis… Da anni sono sempre in giro a portare la loro musica in lungo e in largo per l’Italia, riscuotendo sempre consensi e successo. Nel 2013 sono semifinalisti a “Musicultura”. Nel 2014 incontrano Daniele Grasso e comincia la proficua collaborazione con l’etichetta DCave, che porterà alla luce il disco “Suttaterra”. Il produttore e musicista catanese dà una spinta ed un’impronta decisiva per l’evoluzione artistica e professionale della band. Con “Cantu d’amuri” vincono Il premio “Musica contro le Mafie”. Sono selezionati al “Premio Tenco 2014”. Nel giugno 2016 producono, con Aldo Giordano, il nuovo singolo “Li me’ paroli”. In autunno saranno finalisti al “Premio Fabrizio De Andrè” e al “Tour Music Fest”. Hanno vinto il “Premio Andrea Parodi”.

Band: Totò Nocera (voce e percussioni), Peppe Sferrazza (basso), Pietro Amico (batteria).

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