intervista al regista Michele Alberto Chironi
Michele Alberto Chironi, classe ’88, è un giovane regista salentino, che grazie alle sue capacità, è riuscito in breve tempo ad affermarsi nel mondo cinematografico aggiudicandosi con il cortometraggio di genere documentaristico “ViaTempioAntico” il primo posto al 15° Festival del cinema Europeo a Lecce, il Premio CineCibo e il Premio Doc Wine Travel Food a Torino, ed altri omaggi speciali e inviti a rassegne cinematografiche. Anche quest’anno è in concorso al 16° Festival del Cinema Europeo con il suo nuovo cortometraggio “LA ZONA AVVELENATA”, condividendo la regia con il compagno e amico Danilo Quibrino. Proprio in questa occasione lo abbiamo incontrato e ci siamo fatti raccontare qualcosa della sua vita professionale e del corto in concorso.
Quando ha inizio la collaborazione con Danilo?
Io e Danilo Quibrino ci siamo conosciuti in Accademia di Belle Arti di Lecce, entrambi iscritti al corso di Scenografia, insieme anche ad Angelo Tacente, nostro compagno di avventure accademiche ed extra accademiche, sempre alla ricerca di progetti scenografici e filmici. Verso la fine del percorso di studi abbiamo voluto iniziare a fare un pò più sul serio e credo proprio che quello sia stato il momento in cui abbiamo deciso di rovinarci! Tra piccoli lavori fatti per esami e qualcosa di nostro siamo arrivati a condividere queste nostre competenze e passioni con mio fratello, Francesco Chironi, appassionato da sempre di fumetti e film thriller e fantascientifici. La nostra prima prova insieme, fu un filmetto dal soggetto interamente scritto da mio fratello, “Il paese delle scimmie”, un corto fatto senza nessuna regola tecnica del cinema, estremamente amatoriale ma al quale sono ancora tutt’ora molto affezionato e legato. Un soggetto molto potente, che piacque moltissimo ad uno dei nostri più cari professori d’Accademia, Carlo Michele Schirinzi, grandissimo professore e regista. Poi col passare del tempo, personalmente ho continuato a lavorare su altri progetti, anche senza il contributo di mio fratello e di Danilo, ad esempio attraverso un laboratorio di VideoMaker, condotto dal montatore Mattia Soranzo, un altro splendido amico che mi ha dato tantissimo dal punto di vista tecnico e non solo, ho realizzato insieme a Francesco Maggiore un corto documentario su un ex centro di accoglienza, ma senza nessun personaggio all’interno, esclusivamente location vuote e abbandonate. Questo lavoro ha avuto un buon riscontro con il pubblico durante le proiezioni dei Festival, come al Bif&st del 2011 e al Festival Gabriele Inguscio dove ricevette una Menzione Speciale.
Come nasce “La zona avvelenata”?
Ricordo precisamente, era l’estate 2011 in cui parlavo con mio fratello su possibili progetti, ispirazioni, idee e soggetti filmici, io gli accennavo varie proposte, vari appunti che avevo scritto nel corso del tempo, ricordo che all’epoca parlavo già molto di location abbandonate e posti deturpati, inquinati e/o inquinanti, così mio fratello, colse una forte ispirazione e mi disse improvvisamente: “perché non fai un corto dal titolo “La zona avvelenata”? Io dissi subito: “si mi piace il titolo, e molto pure”! E così di getto mi si collegarono un sacco di idee che avevo ingarbugliato nella mia testa. Mi sentivo più pronto avendo un titolo, sentivo che quel mondo poteva iniziare a muoversi, generare o far riemergere personaggi e situazioni. La congiunzione e la creazione del titolo fu abbastanza intuitiva, il famoso e straordinario film di David Cronenberg “La zona morta” (interpretato da Christopher Walken), con i cartelli onnipresenti nella maggior parte delle campagne coltivate. Questi cartelli con su scritto “zona avvelenata” per indicare la presenza di pesticidi, mi ha sempre incuriosito e affascinato, sin da piccolo, quando giravo con gli amici in bicicletta tra un paese e l’altro. Pensavo che li mettessero solo per far spaventare le persone e per non farle entrare abusivamente nei terreni, come fosse un antifurto per ladri da 4 soldi. Poi crescendo ho scoperto il vero motivo di quei cartelli e la mia immaginazione in parte morì. Da quel momento il terrore, quello un po’ più vero, (forse) ha iniziato a perseguitarmi, alla vista di ogni cartello. Così ne parlai subito con Danilo e Angelo e abbiamo deciso insieme di metterci al lavoro. Per un paio di anni si è parlato solo del soggetto del cortometraggio, poi una volta definito (ma in realtà la definizione vera e propria non volevamo mai farcela arrivare), un altro anno per racimolare i fondi per realizzarlo e i mezzi scenografici che avevo idealizzato in fase di scrittura: il personaggio, la Volvo 122s del 1959, la roulotte, l’ex fabbrica di tabacchi, era tutto pronto. Così nel mese di giugno 2014 siamo finalmente riusciti a dar vita a quelle che erano le nostre immaginazioni e le nostre visioni. Il protagonista del corto, interpretato dal non attore Roberto Petese, forse terrorizzato anche lui da qualcosa (o forse già avvelenato) agisce con istinto e metodologie d’attacco molto spietate contro i “contaminatori”, interpretati in questo caso dalla modella Carlotta Errichi e dall’atleta di parkour Pierluigi Vernai. Ma dietro a tutto questo c’è qualcuno, forse ancora più spietato degli altri, una sorta di squadra paramilitare (composta dagli attori Maurizio Aiuto e Naike Anna Silipo e i loro scagnozzi, l’attore Johnny Longo e il resto della squadra, Arcenio Pignoni, Domenico Giuliani, Oliviero Lippolis e Agostino Ruberti), che credono di avere tutto sotto controllo, spiando, contaminando, uccidendo. Il corto è girato interamente di notte, ed è davvero un corto molto buio, e in questo ringrazio il direttore della fotografia Stefano Tramacere per avere rispettato le nostre scelte estetiche. LA ZONA AVVELENATA è in questi giorni in concorso al 16° Festival del Cinema Europeo e con l’occasione della proiezione in sala, approfitto ancora una volta per ringraziare tutto il cast, tutta la troupe, tutti i collaboratori e in particolare mio padre e mia madre per avermi sempre incoraggiato, Alessandro Mancini che ci ha ospitato nel terreno del suo orto naturale come prima location e il Comune di Cursi che ci ha dato il permesso di girare nella vecchia fabbrica di tabacchi all’uscita del paese. Invece un altro prezioso contributo ci è arrivato anche dall’Inghilterra, dalla gentilissima prof.ssa Carol Forster che si è occupata dell’intera traduzione in inglese di tutti i testi di lavorazione e di sceneggiatura. Inoltre nelle giornate di preparazione e in quelle delle riprese, tutta la troupe è stata assistita dalla mia compagna Laura Lazzaro e da Marzia de Luca. Al trucco Paola Rizzo, al costume Angela Chezzi, al montaggio Maura Colapietro e al suono Davide Bianco, Pierluigi Fasiello e Gianluca Farina. Ci teniamo a precisare queste situazioni di collaborazione perché questo è un corto realizzato e prodotto completamente in maniera indipendente, senza nessuna casa di produzione, senza nessuno sponsor o simili, ma esclusivamente con i nostri risparmi e le nostre energie.
Vuoi raccontarci qualcosa del corto Vincitore del 15° festival del Cinema Europeo?
In contemporanea a tutto il lavoro per “La zona avvelenata” ho realizzato il corto di genere documentaristico che mi ha portato grandissime soddisfazioni: “ViaTempioAntico” realizzato quasi a costo zero insieme al grande sostegno di Cristian Cuna, con cui stiamo tutt’ora collaborando, così come è stato per “La zona avvelenata”. “ViaTempioAntico” nasce commissionato dal Comune di Arnesano e dall’Associazione Mille20 in occasione di un progetto in corso su un Museo del Pane. Il corto, anch’esso girato completamente di notte ha partecipato in diversi Festival riuscendo ad ottenere vari premi e riconoscimenti in campo Nazionale. E ritornando a “La zona avvelenata”, spero che possa avvelenare quanto più pubblico possibile. Veleno utile soltanto per sondare con torce il nostro buio interiore.
Per chi lo volesse vedere, la proiezione avrà luogo Venerdì 17 presso il cinema Massimo alle h. 20:00 – sala 4.
FILMOGRAFIA PARZIALE
- “La zona avvelenata” (The poisoned zone) (2014) cortometraggio
- “ViaTempioAntico” (2013) cortometraggio
- “Sapore di pane” (2012) corto-documentario
- “41°17’N – Memorie dal Regina Pacis” (2010) corto-documentario
- “Lettura viaggiante” (2010) corto-pubblicità progresso
- “BluVerdeAcqua” . mare d’incanto (2008) corto-videoarte
Angela Chezzi