TERAPIA DI BELLA E LIBERTÀ DI CURA

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Una nuova importante sentenza del Giudice del Lavoro di Lecce che ha ordinato la distribuzione gratuita del multitrattamento all’ammalato e a rifondergli ben  25000 euro di spese per le cure sostenute

Con un’importante ed innovativa sentenza del 16.01.2014 il Tribunale di Lecce in funzione del Giudice del Lavoro, non solo ha autorizzato la somministrazione gratuita a carico dell’ASL di Lecce del multi trattamento conosciuto come “Terapia di Bella”, ma anche alla rifusione integrale delle spese sostenute dall’ammalata per un totale di ben  25000 euro. Il magistrato del tribunale leccese, Francesca Costa, con ampia e condivisibile motivazione ha rilevato che se nei casi specifici è provata l’efficacia terapeutica e l’insostituibilità della cura in questione a fronte della “palliatività” delle cure  tradizionali poste a carico del Servizio Sanitarie, il “MDB” potrà, pertanto, risultare terapia farmaceutica da porsi a carico del SSN. Nella fattispecie, il giucura-di-belladice del lavoro in una causa introdotta su ricorso degli avvocati Carlo e Vanessa Madaro ha, infatti, ritenuto documentata l’efficacia dei farmaci e dell’intera terapia producendo un miglioramento della patologia tumorale, mentre la terapia ufficialmente riconosciuta è risultata essere stata inefficacie. La novità non è solo l’annosa questione della libertà di cura ed il diritto all’assistenza da parte dello Stato, ma soprattutto che il giudice del lavoro sia intervenuto a sancire il diritto al rimborso delle spese sinora sostenute dalla paziente che risultano integralmente poste a carico dell’ASL di Lecce per un importo totale di quasi 25000 euro. Lo “Sportello dei Diritti”, che ricordiamo è nato proprio a seguito delle battaglie di Carlo Madaro, non può non plaudere a decisioni del genere che vengono incontro agli ammalati restituendo speranza quando altre cure “certificate” non portano ad una guarigione o ad un miglioramento delle condizioni di vita e pertanto continuerà nell’attività di assistenza di tutti i cittadini che vorranno intraprendere azioni giudiziarie in tal senso.

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 Giovanni D’Agata

dello “Sportello dei Diritti”
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